Zinchenko, l’ombra di un terzino: una stagione da incubo che parla ai tifosi del Napoli
Oleksandr Zinchenko, il terzino ucraino accostato al Napoli lo scorso anno, ha rivelato nei dettagli della sua autobiografia ‘Believe’ una stagione disastrosa all’Arsenal: solo 789 minuti in campo tra tutte le competizioni. Un tracollo personale che, per un giocatore abituato alle vittorie col Manchester City, suona come una campana d’allarme per chi, come noi tifosi del Napoli, sa quanto conti l’ambiente giusto per brillare.
“A differenza dell’anno precedente, non sono state gli infortuni il problema”, spiega Zinchenko, scaricando la colpa su fattori esterni. Beh, che ironia: se un talento come lui non gioca per scelta dell’allenatore, significa che Mikel Arteta ha perso la bussola, trasformando un ex titolare in una riserva dimenticata. I tifosi del Napoli, che hanno visto Ghoulam sparire nei meandri della panchina, annuiscono con amarezza – è lo stesso veleno che avvelena una squadra.
La cosa si aggrava con le sue parole: “Un leggero problema al polpaccio mi ha tenuto fuori a settembre. Qualche botta qua e là. Ma per il resto della stagione ero in buona forma”. Eppure, solo cinque presenze da titolare in Premier League, schiacciato da Calafiori. Qui entrano in gioco i paragoni: al Napoli, con giocatori come Mario Rui o Olivera, abbiamo visto come un terzino possa essere vitale o invisibile basedalle scelte di Spalletti. Zinchenko? Sembrava un potenziale rinforzo, ma ora fa quasi ridere pensare che potesse essere la nostra soluzione.
“A livello personale, è stata senza dubbio la peggior stagione che io abbia mai vissuto da professionista”, ammette con frustrazione. E chi non lo capisce? Per noi partenopei, è un eco di quei periodi bui post-Sarri, quando promesse come Hysaj finivano ai margini. Ma attenzione, non piangiamoci addosso: se Arteta tratta così un campione, meglio che Zinchenko resti lontano da Napoli – non ci serve un altro rottame da rimettere in piedi.
Infine, il colpo al cuore: “Un giocatore che non gioca non è niente. Una cosa è se il tuo corpo ti abbandona, può succedere. Ma passare da giocatore affermato a riserva inutilizzata è molto più difficile da accettare. Il senso di rifiuto che si prova quando il tuo allenatore non crede più in te può essere logorante, anche se sei il giocatore più resiliente del pianeta”. Caro Zinchenko, i tifosi del Napoli lo sanno fin troppo bene: è il calcio, bellezza. Ma se il Napoli vuole davvero rinascere, impariamo da errori come questi e scegliamo guerrieri, non fantasmi. Discutiamone, perché nel nostro mondo azzurro, ogni panchina bruciata è una lezione da non dimenticare.