Bagnoli in pole per l’America’s Cup: Un’opportunità da non sprecare per la città
L’annuncio del via libera al piano di riqualificazione di Bagnoli per l’America’s Cup 2027 è una boccata d’aria fresca per Napoli, una città che, come i nostri amati azzurri, sa come promettere rinascite epiche ma spesso inciampa nei soliti ritardi. Con 152 milioni di euro stanziati, l’ex area industriale si trasforma in un polo strategico, e francamente, era ora: quante volte abbiamo visto progetti partenopei arenarsi come un difensore contro Osimhen?
Al cuore del piano c’è la “Technical base area”, lo spazio operativo per i team velici, con interventi sull’area di colmata e il mare antistante per accelerare la bonifica ambientale. È un colpo da maestro, se riusciamo a non cadere nei soliti pasticci burocratici – pensate al nostro Napoli, che tra infortuni e direzioni traballanti, almeno in campo si riprende, ma qui serve concretezza vera.
Il sottosegretario Tullio Ferrante ha definito l’evento come “Un’occasione straordinaria per consolidare e accelerare i processi di risanamento ambientale e rigenerazione urbana”, e ha ragione, ma facciamoci una risata: se Napoli riesce a completare tutto entro aprile 2026, sarà un miracolo più grande di un gol di Maradona. Questa citazione suona ottimistica, quasi come le promesse pre-stagione del Napoli, ma trasformarla in realtà potrebbe finalmente dare alla città un waterfront da invidiare a Barcellona.
Con altri 65 milioni per infrastrutture – parcheggi, trasporti e illuminazione artistica dell’ex Italsider – il progetto mira alla sostenibilità, riconvertendo le strutture in spazi pubblici post-evento. Paragoniamolo al passato: mentre altri club come la Juventus hanno i loro stadi moderni, il Napoli potrebbe sfruttare questo per un boost turistico, attirando tifosi da tutto il mondo e magari persino un nuovo centro d’allenamento degno di questo nome.
Insomma, tifosi del Napoli, teniamoci stretti: se Bagnoli rinasce, la nostra città potrebbe finalmente navigare verso gloria vera, senza affondare come in certe trasferte disastrose. Discutiamone: è l’ora di smettere di sognare e remare tutti insieme?