La strana alchimia tra De Laurentiis e Cairo: tradizioni e affari che intrigano i tifosi del Napoli
Nel mondo del calcio, dove le rivalità spesso infiammano gli stadi, la storia tra Aurelio De Laurentiis e Urbano Cairo sembra una commedia garbata. Durante l’intervista per il trofeo “Mamma e papà Cairo”, il presidente del Torino ha svelato una curiosa tradizione sugli scambi di giocatori, che fa sorridere e riflettere. “Quando ci scambiamo giocatori la tradizione è che uno chiami l’altro: quando gli vendetti Maksimovic, dopo una trattativa estenuante, mi chiamò lui e fu molto carino.” Beh, che carino De Laurentiis: un gesto da gentiluomo che, però, ci ricorda come Maksimovic sia stato un pilastro solido per il Napoli, prima che il Torino lo rivivesse come un affare da bar.
Ma non fermiamoci qui, perché Cairo non lesina dettagli. “L’anno scorso per Buongiorno mi ha chiamato lui, quest’anno l’ho chiamato io dopo Milinkovic e l’ho chiamato dopo Simeone. Gli ho detto che la tradizione non andava rotta, l’unica volta in cui non ci siamo sentiti è stata dopo Verdi, che non ha fatto bene come speravamo tutti.” Ecco, Verdi: un flop monumentale per noi napoletani, acquistato con grandi speranze e venduto in fretta. Questa dimenticanza della tradizione suona come una tacita ammissione, quasi ironica, che non tutti gli affari sono d’oro – e i tifosi del Napoli lo sanno bene, avendo masticato amaro su quel trasferimento.
Questa usanza tra presidenti è più di un semplice siparietto: fa eco a un’era di scambi fluidi nel calcio italiano, tipo quelli con la Roma o la Fiorentina, dove le chiamate non salvano sempre il risultato sul campo. Pensate alla Juventus, che scambia giocatori come fiches al casinò senza tanti convenevoli – noi napoletani, però, preferiamo un ADL che gioca d’astuzia, anche se a volte rischia.
Quindi, cari appassionati azzurri, questa tradizione è un bel siparietto, ma non illudiamoci: al Napoli servono colpi azzeccati, non solo telefonate. Se Simeone ripete l’exploit di suo padre, bene; altrimenti, potremmo riderne amaramente, come con Verdi.
Insomma, De Laurentiis resta un maestro nel negoziare, ma teniamoci pronti: nel calcio, le strette di mano non segnano gol.