Zero a questa inattesa metamorfosi, col Napoli che si rammollisce come uno dei partecipanti ai salotti di Jep Gambardella nella Dolce Bellezza, forse frastornato proprio da quella Bellezza inattesa della prima frazione. Due squadra poste su galassie differenti, due atteggiamenti agli antipodi difficilmente spiegabili. Nel dopo gara Conte si incazza, ha la faccia di chi ha fatto tremare le pareti nello spogliatoio omaggiando divinità di diverse religioni.
Assist decisivo e scambio di sciarpe
Uno come il primo assist stagionale di Lobotka, che pare accarezzare con le mani un’arpa, invece è il pallone che finisce sulla testa di Rrahmani. Vuoi vedere che abbiamo risolto un problema? Sarà mica arrivato il giorno che la smettiamo di buttar via tutte le occasioni da calcio piazzato calciando sempre male i cross?
Due sciarpe che fanno percorsi opposti, con colori opposti, ma due mani che tendono l’una verso l’altra. Più dei gol, più delle parate, dei risultati. Il senso profondo del calcio. Due tifosi, uno napoletano ed uno genoano, che scambiano le loro sciarpe, nonostante queste maledette barriere che li separano. Viva i romantici del pallone, che non sognano di vincere. Sognano di esserci.
Cambi prudenziali e considerazioni su Raspadori
Tre cambi appena, tutti caratterizzati dalla prudenza, con Spinazzola che finisce addirittura da esterno alto (sulla carta). Conte bacchetta la squadra, qualcuno dovrebbe bacchettare Conte per aver assistito inerme all’inspiegabile crollo della ripresa. Attende il 73’ per i primi cambi, lasciando in campo un Politano stremato per togliere Neres.
Quattro acquisti e forse anche più cessioni: fuori Folorunsho, Spinazzola, Rafa Marin e Zerbin, magari Juan Jesus. E poi, il capitolo a parte: Raspadori. Circa 25 milioni di euro compressi nei 172 centimetri dell’attaccante che non può fare l’attaccante nel calcio di Conte, manco l’esterno, ancor di meno la mezzala.
Prestazioni individuali e polemiche
Cinque e mezzo a Juan Jesus, perchè quel giallo che si becca dopo 32’ va in qualche modo a condizionare parte di quello che verrà poi. È in leggero ritardo su Pinamonti, ma complessivamente non gli si poteva chiedere molto di più, avendo giocato in campionato nel disastroso esordio di Verona.
Sei vittorie su nove trasferte, terza consecutiva on the road. È un Napoli che sa adattarsi, che mangia il pollo con le mani come Rrahmani, marcatore per un giorno.
Sette al calcio bailado, che non resta effimera ricerca di vanità, una pura attrazione verso la giocata.
Otto lettere: coglione. Non è il cruciverba di fine anno, ma la definizione infame che Garcia ha usato per definire De Laurentiis. Inelegante e fuori tempo massimo l’uscita di Rudi.
Nove a Francuccio con le trecce, al controllo fisico che imprime in ogni secondo del match. Vero, si distrae sul gol del Genoa, però c’è tanta altra roba per esaltare Anguissa.
Dieci a Babbo NatAlex. Ci pensa Meret, Custode Supremo dell’Insalata di rinforzo.