L’addio di Raspadori: Un “filo rosso” che si spezza, ma lascia il segno
Cari appassionati del Napoli, dopo l’uscita di Simeone, ecco che anche Giovanni Raspadori saluta i colori azzurri, chiudendo un capitolo iniziato insieme nell’estate del 2022. Un addio incrociato che sa di destino, con quel “filo rosso” che li ha uniti e ora li separa, ma non senza rimpianti. Come tifosi, ci resta l’orgoglio per i momenti che ha regalato, anche se il suo ruolo è stato spesso ai margini.
Nel messaggio di addio di Simeone, leggiamo: “Si chiude una tappa importantissima nella nostra carriera. Ma mi porto con me un grandissimo amico. Spero ritrovarti e giocare insieme un’altra volta perché con te era tutto più facile”. Queste parole non sono solo un saluto affettuoso, ma un promemoria per noi napoletani: Raspadori era il jolly silenzioso, un giocatore che ha reso “tutto più facile” nei finali drammatici, come quel gol allo scadere contro lo Spezia che ancora ci fa esultare.
Certo, Raspadori non è mai stato un titolare fisso, ma i suoi gol pesanti – dallo Stadium in Champions ai colpi contro Venezia e Fiorentina – hanno cucito pezzi di storia nel terzo Scudetto. Eppure, è frustrante pensare a come il suo talento ibrido, ideale per la zona centrale, sia stato sprecato in un Napoli che non lo ha mai collocato bene, tra esterni improvisati e prime punte dominanti.
Paragonandolo al passato, ricorda il caso di Pandev: un attaccante versatile che Ancelotti usava da jolly, ma qui con Conte è finita in mezzo a infortuni e cessioni come quella di Kvaratskhelia, che lo hanno reso cruciale solo per necessità. Ironico, no? Il Napoli incassa 22 milioni più bonus, una mossa furba, ma ci lascia con l’amaro in bocca per non averlo sfruttato di più contro squadroni come la Lazio.
Ora, Raspadori vola a Madrid, dove la concorrenza sarà feroce, ma lui è abituato a lottare. Per noi tifosi, è una cessione intelligente, ma che brucia: speriamo serva a rinforzare una squadra che, senza questi “eroi silenziosi”, rischia di perdere quel tocco di magia partenopea. Avanti, azzurri – ma non dimentichiamo Jack.