Quando si tratta di cercare i colpevoli, essi non sono mai in un solo posto: pensieri e parole di Pietro Lo Monaco.
Pietro Lo Monaco, direttore sportivo, ha parlato a 1 Football Club, programma di Luca Cerchione su 1 Station Radio. “Napoli in ripresa o è ancora troppo poco? La prestazione di ieri è quella di una squadra in ripresa. Il Napoli avrebbe potuto anche portare a casa tre punti, la squadra lo avrebbe meritato. Gli azzurri hanno mostrato tracce del gioco di Spalletti. Molti calciatori si stanno riprendendo, come Anguissa che sembra avvicinarsi alla sua migliore condizione. Anche Natan, che tutti stavano aspettando con curiosità, ha potuto esibirsi al meglio, anche se poco sollecitato. È stata una partita ben giocata in entrambe le fasi. Detto ciò, sono riemerse le lacune dell’inizio della stagione, soprattutto l’incapacità dell’allenatore di influenzare, con le sue scelte, la partita in corso. La sostituzione di Kvaratskhelia è un cambio che non avrei fatto. Oltre all’effetto pratico di sostituire un talento come il georgiano, va considerato l’effetto psicologico sul giocatore. Al momento, le scelte dell’allenatore francese sembrano suggerire che lui non consideri Kvaratskhelia come una figura centrale nel suo progetto. Anche la disposizione tattica di Raspadori non ha permesso al talento italiano di esprimersi al meglio. Mi chiedo quando capiremo che Raspadori non può giocare come esterno… Lindstrom avrebbe potuto debuttare dal primo minuto, ma l’allenatore ha preferito non coinvolgere il danese. Sembra essere una chiara dimostrazione che l’allenatore non conosca i suoi nuovi giocatori”.
E ancora: “Si può parlare anche delle responsabilità della società nelle scelte del mercato estivo? Quando si tratta di cercare i colpevoli, essi non sono mai in un solo posto. Tuttavia, è certo che la colpa risiede in una società che pensava di essere la detentrice di tutte le verità calcistiche, distruggendo una macchina perfetta come il Napoli. Dopo aver vinto e dominato uno Scudetto, è impensabile dire addio all’allenatore, al direttore sportivo e al preparatore. Era la frenesia mentale di chi è convinto di vivere in un mondo tutto suo. Sono state prese delle decisioni che la squadra sta pagando ora. Anche la storia dei quaranta allenatori è una sceneggiata che avremmo potuto evitare”.
“Le dichiarazioni di De Laurentiis sulla continuità con Spalletti? Per De Laurentiis il calcio è come una ‘melanzana ripiena’, il calcio è un’altra cosa… Ogni allenatore apporta un contributo diverso all’espressione di gioco della squadra e per gli uomini non è facile assimilare le nuove direttive. In questo momento sarebbe fondamentale l’intervento di un dirigente che possa fungere da mediatore e stare vicino all’allenatore. Affinché una squadra possa esprimersi al meglio, tutte le componenti devono partecipare in modo unisono al processo. Quindi, le componenti devono essere presenti, non si può pensare che una sola persona rappresenti l’unico elemento del club”.