Il genio tormentato di Marad
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Guillermo Coppola, l’agente che ha condiviso gli alti e bassi con Diego Armando Maradona, non usa mezzi termini per descrivere il calciatore che ha dominato il mondo. In un’intervista che scava nel lato più crudo della leggenda, Coppola dipinge Maradona come una figura di estasi e caos, senza filtri.
“Diego era il genio. L’estasi e il tormento. Il Dio del calcio, ma anche dello spettacolo”, così inizia il suo racconto, ricordando come Napoli fosse il cuore pulsante di tutto. Coppola spiega che “Bisogna tornare a Napoli, la città più bella del mondo, perché è lei che spiega Maradona. Una volta Giovanni Paolo II gli disse: ‘Tu sei più famoso di me…’. Dal 1985 al 1990 il nostro è stato un rapporto puramente professionale, fatto di tanti successi. Poi ci siamo separati bruscamente e ritrovati dopo il Mondiale del ’94. Da lì è stato tutto diverso. È mancato solo il sesso tra di noi, è vero, ma se fosse successo lo ammetterei senza problemi…”. Queste parole rivelano un legame intenso e non convenzionale, dove i successi si mescolavano a confessioni che farebbero arrossire i benpensanti.
Parlando dei momenti più luminosi e oscuri, Coppola non risparmia dettagli su come Maradona vivesse tra euforia e abissi. “Quando aveva vicino il suo giocattolo rotondo, che fosse nel fango o nella finale Mundial, Diego è stato felice. Anche se inquieto: lo era quando ha sposato Claudia, quando nascevano le figlie, quando scopriva Napoli. E quando, a 5 mesi da Messico ’86, mi disse: ‘Guillote, vinceremo e sarò il migliore’. Il più triste? A inizio 2000 a Punta del Este, quando rischiò di morire dopo giorni di eccessi di ogni tipo. Aveva una dipendenza, ma anche la forza per combatterla e rinascere sempre”. Queste storie mostrano un uomo che, nonostante le cadute, incarnava un’energia indomabile, un mix di genio e autodistruzione che continua a affascinare e scandalizzare. Il ritratto finale è di una figura eterna nel calcio, dove il talento e i vizi si intrecciano in un’eredità inimitabile.