lunedì, Giugno 9, 2025

Marotta parlava con me pur sapendo che ero sottoposto a Daspo, dichiara l’ex capo-ultrà Inter

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Nuove rivelazioni scuotono il mondo del calcio italiano nell’ambito dell’inchiesta "Doppia curva" condotta dai pm Paolo Storari e Sara Ombra. Durante l’ultimo interrogatorio del 20 dicembre, Andrea Beretta, ex leader degli ultrà interisti e ora collaboratore di giustizia, ha parlato dei suoi rapporti con la dirigenza dell’Inter, puntando il dito contro l’amministratore delegato nerazzurro Giuseppe Marotta.

Le dichiarazioni di Beretta

"Marotta sapeva che ero sottoposto a Daspo", ha dichiarato Beretta. L’ex capo della Curva Nord ha raccontato di incontri con il dirigente interista in più occasioni, soprattutto in momenti critici. "Ci siamo visti, magari sotto la sede. Mi diceva: “Andrea, mi raccomando, non fate casino”". Secondo quanto descritto da Beretta, queste conversazioni avvenivano mentre era già sottoposto a sorveglianza speciale e Daspo.

Il ruolo nel movimento ultrà

Le dichiarazioni di Beretta, attualmente in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco, esponente della ‘ndrangheta legato agli ambienti ultrà, svelano dettagli inquietanti anche sul controllo delle attività legate al tifo organizzato. Ha confermato che la società "We Are Milano", attiva nel merchandising per i tifosi, era riconducibile a lui, e che i dirigenti nerazzurri ne fossero al corrente.

Identificazioni e violenze negli stadi

Un altro punto focale riguarda il riconoscimento da parte di Beretta di decine di ultrà attraverso album fotografici della polizia giudiziaria. L’ex capo ultrà ha indicato ruoli e responsabilità dei soggetti, distinguendo tra “azionisti” e “non azionisti”. Ha inoltre ricostruito episodi specifici di violenza negli stadi, come le aggressioni a tifosi ospiti in partite contro Juventus e Roma, risalenti al 2015. Beretta ha ammesso che ogni scontro era approvato dal leader ultrà interista, con un corrispettivo accordo anche sul fronte milanista sotto il controllo di Luca Lucci della Curva Sud rossonera.

L’inchiesta "Doppia curva" sta portando alla luce legami sempre più complessi tra tifoserie organizzate, criminalità e ambienti societari, aprendo scenari che potrebbero avere ripercussioni significative sul calcio italiano, riportano fonti come La Repubblica.

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