“Da giornalista senza nessuno a cui dare conto, non temo di dirlo, da sempre lo dico e sempre lo dir: molti non meritano quello che stiamo vivendo dal 2004”.
“La malattia di troppi “tifosi” a Napoli“. Questo il titolo del post di Germano Milite, giornalista e direttore di Young, che ha analizzato il momento della squadra di Rudi Garcia dopo gli ultimi risultati. Queste sono le sue parole: “Ho appena finito di vedere Sassuolo – Juventus. Parto da una riflessione semplice: voi immaginate se a Napoli Meret avesse regalato due goal in una sola partita come ha fatto Szczesny e, uno tra Jesus, Ostigard o Natan, facesse la follia totale che ha fatto oggi Gatti. Immaginate se fosse stato, ancora peggio, un ragazzo della primavera a commettere quell’errore assurdo, cosa avrebbe subito lui e quali accuse di “papponaggine” avrebbe subito il presidente del Napoli.
E questo Sassuolo aveva fatto 3 punti nelle prime 4 gare, eh? Stasera ha dominato la Juve, che neppure aveva giocato in settimana. Insisto: quella di Napoli è tra le tifoserie peggiori d’Europa. Da 20 anni ci godiamo spettacoli bellissimi ed emozioni stupende; negli ultimi 13 abbiamo avuto i centravanti più forti della A e tra i più forti d’Europa e fenomeni vari pure in tutte le altre zone del campo (vedi Di Lorenzo, Callejon, Koulibaly, Hamsik, Jorginho ecc tra quelli rimasti qui anni prima di partire e che ancora oggi sono in rosa). Cose che erano fantascienza, qui. Anche considerando le epoche migliori e quelle con Diego e negli anni 70, tolti 3-4 stagioni in totale, mai questi livelli così alti e così a lungo.
Mai tanti campioni scoperti, per altro arrivati quasi tutti tra fischi, scetticismo e sfottò, in così poco tempo (“Kim, 3 pacchetti 10 euro”). E per così tante volte, tanto da aver abituato molti a pretenderli, a ritenerli la normalità. Un Napoli spesso stellare, che ha umiliato top club europei storici come il Liverpool ed ha giocato alla pari con tante altre squadre che di base noi vedevamo solo in TV, a battagliare con le solite strisciate, mentre i nostri ragazzi perdevano 2-4 in casa con il Ravenna, in serie B, pur dando il massimo.
Usciti fuori dalla mediocrità dopo 15 di agonia crescente e dopo i brevissimi e piuttosto casuali fasti di Maradona, mi leggo intorno e mi viene il dubbio che per 30 anni ho tifato il Real Madrid. Dopo quell’inferno lungo e devastante, già dalla Lega Pro, abbiamo visto squadre di livelli sempre crescenti, fino a competere per i primi posti in A (pur con possibilità finanziarie decisamente modeste); considerati tra le grandi in Italia praticamente già dal terzo anno in A (quindi appena 6 anni dopo il fallimento e la Lega Pro) e puntualmente tra le top 20 nel continente, dopo essere spariti da ogni ranking e dal calcio che conta per decenni e ed esserci stati sul serio solo per una manciata di stagioni.
E queste piccole, grette ed ingrate piattole stanno lì perennemente a sputare insulti rancorosi, a spargere malumore, accuse, recriminazioni e pretese sempre maggiori. A fare previsioni apocalittiche al primo scivolone, trovandosi poi a voler vedere perdere la propria stessa squadra, per non dover vedere sconfitti i propri, ossessivi pregiudizi. A me oramai danno la nausea, infestano anche lo stadio (ne ho incontrati persino al quarto di Champions contro il Milan), che anche per questo frequento sempre meno.
Hanno mangiato pane e acqua per il 90% del loro tempo da tifosi. I meno giovani tra loro hanno visto qualche ottimo piatto tra fine anni 60 e metà anni 70, gustato il meglio tra fine anni 80 e primi 90 e poi il nulla. Chi come me è nato nella seconda metà degli anni 80, invece, ha praticamente ingurgitato solo il pane e l’acqua di cui sopra, con pure qualche pietra spaccadenti da masticare, spesso vedendolo pure come gustoso.
Con De Laurentiis mangiano prelibatezze da anni, costantemente, scoprendo sempre nuovi piatti inaspettatamente deliziosi, con un ciclo gourmet da record storico e questi inetti cosa fanno? Frignano perché vogliono sempre e solo caviale e champagne, questi cafoni ingrati e ingordi. Scambiano il capriccio ottuso e perpetuo per grande ambizione, vedendo la gratitudine e l’appagamento come un volersi accontentare. Perché ora vogliono vivere da signori miliardari, sennò battono i piedi e protestano, si sentono trattati male, non come meriterebbero. ‘Sti pezzenti saliti. Non è una mera ed ovviamente legittima critica che si espone quando le cose vanno molto male e a lungo o quando si commettono errori marchiani; magari quando ogni tanto esce fuori una pizza troppo cotta o troppo cruda o li fa educatamente notare al titolare.
No, è un perenne agguato alla gola di De Laurentiis e di chiunque gli sia vicino. Questi passano la vita a schiattare in corpo quando il presidente ed il suo staff azzeccano le scelte, sperando che sbaglino prima possibile, per poi saltare fuori dalle saettelle ed aggredire con una ferocia senza freni. Roba da disturbo mentale da diagnosticare, più che da tifo. Da giornalista senza nessuno a cui dare conto, non temo di dirlo, da sempre lo dico e sempre lo dirò: molti, qui a Napoli, non meritano quello che stiamo vivendo dal 2004 in avanti, che viene solo dato per scontato/dovuto, ma anche costantemente rinnegato in nome di questa ossessiva e puerile pretesa di un “di più” che ci spetterebbe, non si capisce perché”.