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Milite: “Napoli, quando il dito indica l’attacco, lo stolto guarda (solo) la difesa”

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NAPOLI NEWS

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Germano Milite, giornalista, analizza la pesante vittoria del Napoli in Portogallo nella prima giornata di Champions League.

Germano Milite, giornalista e direttore di Young, commenta la vittoria del Napoli in Champions contro il Braga con un post dal titolo “Quando il dito indica l’attacco, lo stolto guarda (solo) la difesa”. Ecco quanto si legge: “Il Napoli ha vinto (meritatamente) 2-1 in casa dello Sporting Braga. Unica italiana a portare in casa i tre punti, con persino la “corazzata” interista che ha pareggiato nel finale contro la ben meno corazzata Real Sociedad, a dimostrare (ancora) che in Europa partite facili non esistono (vedi anche il Real che segna a caso al 95esimo). Un po’ tutti, anche comprensibilmente, guardano ossessivamente alla difesa. Un reparto senza un mostro come Kim, del resto, fa scalpore. E gli altri difensori lo sanno e, inutile girarci intorno, lo sentono. Tanto, probabilmente troppo.

O volete dirmi che, fosse sereno ed in fiducia, Ostigard farebbe la follia che ha fatto, totalmente da solo, a due metri da Meret e senza pressione avversaria? Ed il tanto massacrato Jesus, che stasera si è perso l’uomo concedendo l’1-1, non ha sempre giocato ottime gare negli ultimi due anni, quando è subentrato? Non eravate comunque sicuri, nel vederlo sostituire un gigante come Kim? Siate onesti: ricordate pessime gare del brasiliano, da quando è qui? E dunque, mentre tutti guardano alla difesa (ed anche al centrocampo, con un Anguissa irriconoscibile), si ignora un dato importante che riguarda il reparto che, in realtà, è quello che pare più perso di tutti, anche perché a differenza di quello arretrato non ha perso nessuno di insostituibile.

Kvara è la sua ombra oramai da fine marzo 2023. Molto meno incisivo avanti, non copre più come prima, è molto più fuori dal gioco. Osimhen sembra tornato quello a “luce alternata” di un paio di anni fa, che t’abbaglia e l’attimo dopo fa cose da buio pesto. Ma guardiamo ai numeri, così arriviamo al (mio) punto: 9 goal tra Verona e Monza l’anno scorso, poi “incastrati” con il Lecce (Osimhen sparito dal campo) e si pareggia. Brutta partita anche con lo Spezia, senza gioco e sbloccata solo nel finale con un goal casuale di Raspadori. Esordio in Champions con 4 goal al Liverpool e Kvara super-star che incanta e fa cose da fenomeno, insieme a tutto il resto del controcampo e dell’attacco (inclusi i subentrati). La partita si mette subito bene e…il resto viene “facile”. Così tanto che, nel consueto e perpetuo clima da iper-critica, si viene sminuiti al suo di:”Beh, questo Liverpool non è quello dell’anno scorso”.

Dunque, avete capito il punto? Se contro la Lazio giochi un primo tempo molto bello anche da vedere, costruisci tanto, ma non fai quei 2-3 goal che ci sarebbero dovuti essere (guardate i numeri sulle reti attese delle due squadre), può capitare un calo nel secondo tempo e, con una difesa orfana di Kim, di tante sicurezze e schemi collaudati ed una condizione atletica non certo ottimale, finisce che la perdi.

Con il Genoa, invece, di fatto non parti proprio. Centrocampo ed attacco con testa e gambe altrove, difesa che si fa cogliere impreparata su due calci piazzati. Poi la reazione d’orgoglio, da scudetto sul petto, con i fenomeni dell’anno scorso che fanno i fenomeni per 20 minuti e la riprendono, rischiando di vincerla. Stasera, idem come con la Lazio: Osimhen si mangia un goal già fatto non approfittando di un regalo al quarto minuto, poi ci si mettono scarsa precisione e sfortuna. Un primo tempo che poteva finire 3-0, finisce 1-0 con goal di…Di Lorenzo (attaccanti? Dove siete?)

Intervallo, il Napoli riparte bene e rischia poco, sfiora il secondo goal grazie ad assist non di Kvara o di Politano o di Zielinski ma di…Di Lorenzo. Zielo spreca malamente. A quel punto, dopo i tanti errori sottoporta e la pressione a mille su una difesa che è ormai considerata da serie B con una sorta di mantra quotidiano urlatole contro e….zacchete: Jesus si perde del tutto l’avversario che segna un goal facile. Il resto lo fa Garcia, probabilmente, con gli ultimissi cambi che abbassano troppo la squadra e la fanno soffrire oltremodo (ma è un uomo anche lui e, anche lui, può commettere errori come chi sbaglia goal sotto porta). Con un 3-0 a zero, la partita l’avremmo stravinta disperdendo la metà delle energie e non correndo rischi così alti nel finale.

Ma, come chi ha giocato a calcio sa, la prima crepa nelle certezze della squadra, arriva dalle occasioni da goal clamorosamente mancate. A quel punto basta un episodio e tutto rischia di crolllare, prima di tutto psicologicamente, perché i goal mancati creano una forma d’ansia e smania crescenti, che poi portano ad errori tecnici e…svarioni tattici.

Ricordo a tutti che, comunque, nonostante gli evidenti limiti di tenuta mentale e tattico-atletica, il Napoli ha vinto. Se magari smettiamo di fare paragoni ossessivi con la squadra di un anno fa, riusciamo a vivere meno peggio questo evidente, delicato quanto inevitabile periodo di transizione, dando un po’ di fiducia a chi comunque la merita, anche perché di alternative non ce ne sono e continuare a sbraitare contro chi ci difende, non aiuterà di certo a migliorare le sue prestazioni. Anzi, rischieremo di vedere altre follie come quelle di Ostigard o distrazioni come quelle di Jesus. Io spero che sia l’attacco, ovvero quello che di fatto non ha perso alcun titolare fisso, a ricordarsi chi era e quanto forte fosse. Perché. A mio avviso, tutto parte da lì. Anzi…riparte”.

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