Luciano Moggi critica il caos nel calcio italiano: regole ignorate e fughe di talenti
Luciano Moggi, ex dirigente di spicco nel mondo del calcio, non usa mezzi termini nel suo editoriale su Libero, puntando il dito contro il declino della Serie A. Tra confusione gestionale e scandali di mercato, il calcio italiano sta perdendo il suo smalto, con giocatori e allenatori che fanno come gli pare, fregandosene delle regole. #SerieA #CalcioItaliano #MercatoCalcio
Nell’analisi di Moggi, il campionato che un tempo dominava il mondo è ora un caos totale. “Riparte il campionato che una volta era considerato il più bello del mondo. Il nostro calcio sta attraversando un periodo di confusione gestionale. Non ci sono più regole, iniziano a mancare le idee oltre ai soldi. Ad esempio non si capisce più se a comandare siano le società o i propri dipendenti, i giocatori che, quando fa loro comodo, non rispettano i contratti.”
Non si limita a lagnarsi: Moggi spara a zero su come i giocatori usino trucchi da quattro soldi per andarsene dove gli aggrada. “Alcuni giocatori per farsi vendere anzitempo a una squadra di loro gradimento non rispondono magari alle convocazioni dei club, presentando anche dei certificati medici, se occorre. È stato il caso di Koopmeiners l’anno scorso, è il caso di Lookman quest’anno. E non sono esenti neanche gli allenatori, si veda Inzaghi, che dopo la finale di Champions ha improvvisamente lasciato l’Inter, attirato dai dollari dell’Arabia Saudita. O prima ancora si veda Mancini, che aveva addirittura appiedato la Nazionale italiana.”
Per lui, è ora di smetterla con le pacche sulle spalle e partire con punizioni serie. “A questo punto è lecito domandarsi a cosa servano gli accordi di lunga scadenza. Per porre un freno a questo fenomeno basterebbe prevedere squalifiche pesanti per chi non rispetta i contratti. Le solite multe non bastano, perché vengono facilmente ammortizzate. Tra l’altro le partenze recenti di Leoni, destinazione Liverpool, e Raspadori, passato all’Atletico Madrid, dovrebbero suggerire che i giovani italiani cercano sempre più di evadere all’estero. Lì evidentemente sono richiesti e hanno possibilità di giocare da titolari, mentre da noi si sentono parcheggiati. Quindi un altro problema da risolvere dovrebbe essere quello di imporre finalmente un numero massimo di stranieri in campo, come era stato fatto nel passato: una regola che non andrebbe a intaccare la libera circolazione, ma eviterebbe che le squadre si presentino nelle competizioni con dieci o anche undici stranieri tra i titolari.”
In sintesi, Moggi non lascia spazio a mezze misure: il calcio italiano rischia di affogare nella sua stessa disorganizzazione, con talenti che scappano e regole che valgono meno di zero. Serve un giro di vite, altrimenti il “campionato più bello del mondo” resterà solo un ricordo sbiadito.