Ecco i retroscena dello staff medico del Napoli: routine tosta, infortuni e qualche critica al mondo del calcio! #Napoli #Calcio #Infortuni
Il dott. Raffaele Canonico, il responsabile dello staff sanitario che tiene in piedi i calciatori, ha parlato a Radio CRC, rivelando i dettagli della vita quotidiana dietro le quinte. Senza tanti giri di parole, ammettiamolo: nel calcio, dove i giocatori sono trattati come macchine da soldi, qualcuno deve pur occuparsi delle rotture muscolari. Lui ha spiegato come funziona tutto, con un tocco di realismo che fa capire quanto sia una giungla là fuori.
“La giornata tipo dello staff sanitario è abbastanza routinaria. In base all’orario di inizio attività della squadra, ci ritroviamo circa 3h prima per fare il punto della situazione sui lavori sui singoli giocatori e programmare la giornata di lavoro. I giocatori iniziano ad arrivare circa 2 ore prima dell’inizio dell’allenamento e noi dalla sera prima assegniamo degli slot orari a chi riteniamo abbia bisogno di fare terapie. Poi andiamo a trattare i calciatori con i nostri terapisti: Marco Di Lullo, Marco Romano, Vittorio Mennella, Vincenzo Longobardo, Paolo Tartaglione, Nicola Zazzaro, tutti cresciuti nel settore giovanile ed arrivati in prima squadra. Nella parte dedicata all’allenamento facciamo assistenza di campo. Al termine della sessione partiamo con i lavori di recupero e prevenzione.”
Passando a casi specifici, il dott. Canonico non ha peli sulla lingua quando si tratta di infortuni, e diciamolo, nel calcio di oggi, con questi atleti che corrono come pazzi, è un miracolo se non si rompono ogni settimana. Ha toccato argomenti come la riabilitazione, dove le scelte sono tra farsi operare o no, e ha insistito su quanto i dettagli facciano la differenza, tipo idratarsi o mangiare come si deve – robe che sembrano ovvie, ma evidentemente non lo sono per tutti.
“Lukaku? Ci siamo sentiti ieri sera, procede bene il suo iter riabilitativo secondo quelli che erano i tempi prefissati. Va chiarito che Romelu ha avuto una lesione molto importante al retto femorale con anche interessamento di uno dei due tendini inserzionali. Si potevano scegliere due strade: quella conservativa e quella interventistica, chirurgica. Il ragazzo ha deciso di perseguire la prima, considerando anche che le tempistiche sono simili. Lui è in Belgio, previa autorizzazione da parte del nostro staff medico: io ho un’interazione continua con i terapisti e con il collega che lo sta seguendo lì.
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Sull’alimentazione e l’idratazione, il discorso si scalda un po’: nel mondo del calcio, dove tutti parlano di diete perfette, lui ricorda che non esistono miracoli, solo buon senso. E sui miti degli infortuni zero? Bah, una sciocchezza, perché chiunque fa sport prima o poi si fa male, e non è solo colpa della sfortuna, ma anche di geni e stile di vita. Almeno, dice, il Napoli se la cava meglio di tanti altri.
“L’idratazione è importantissima, perché il muscolo, che è ricco d’acqua, ne ha bisogno. Per l’alimentazione si parte da quelli che sono i principi della dieta mediterranea, adattati ai fabbisogni calorici degli atleti e differenziando in base al tipo di allenamento. Si vive ancora con il mito degli infortuni zero: chi fa sport, a qualsiasi livello, è destinato ad avere delle problematiche o dei fastidi. C’è ovviamente una base genetica, ci sono stati atleti che non hanno mai saltato un allenamento, ma i fattori sono tantissimi. 15 infortuni muscolari? Altre squadre ne hanno avuti 40. Noi siamo stati tra quelli con la percentuale di incidenza di problematiche muscolari più basse rispetto a 2/3 della Serie A. È importante chiarire questo aspetto, perché sembra che sono tanti gli infortuni, ma in realtà ci sono dei dati ben precisi.”
Per finire, su giocatori come Neres e Rrahmani, il dott. Canonico è stato diretto: a volte, meglio saltare una partita che rischiare di peggiorare, specie con un calendario folle. È un mondo dove i tempi di recupero devono incastrarsi con le partite, e non sempre è facile, ma almeno qui si parla di professionisti che sanno il fatto loro. Insomma, nel calcio, tra infortuni e recuperi, è tutta una questione di equilibrio – e di non fare gli eroi quando non serve.