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Napoli con Conte: ambizioni da dominatore, ma servono i fatti sul campo

Antonio Conte: Il dominatore che non si ferma mai! #Napoli #Scudetto #ChampionsLeague #ConteMania

Il tricolore cucito sul petto brilla sotto i riflettori del Maradona, ma la luce più intensa, a Napoli, emana da un solo uomo: Antonio Conte. Dopo aver riportato lo Scudetto all’ombra del Vesuvio al suo primo, folgorante, anno di gestione, il tecnico salentino affronta la stagione 2025/2026 con la fame di chi non si accontenta mai. Del resto, ovunque sia andato, ha vinto, spesso sovvertendo i pronostici e premiando il coraggio di chi ha scommesso su di lui.

Per Conte, la vittoria non è mai un traguardo, ma un punto di ripartenza. E allora la domanda che circola tra i tifosi azzurri è inevitabile: dove può arrivare questo Napoli? Le risposte si muovono su due binari paralleli, consolidarsi in Italia e tentare l’assalto definitivo all’Europa.

Serie A: confermarsi per costruire un ciclo
Vincere è difficile, ma restare al vertice lo è ancora di più, e il Napoli lo sa fin troppo bene, senza scuse pietose. Dopo un avvio che fa invidia, la squadra di Conte è in piena corsa per confermarsi campione: sei vittorie e una sconfitta nelle prime sei giornate, 15 punti come la Roma e primo posto in classifica per differenza reti. Il percorso racconta di un gruppo solido e determinato: successi con Sassuolo, Cagliari, Fiorentina, Pisa e Genoa, unico passo falso in campionato a San Siro contro il Milan. Un rendimento che testimonia continuità e capacità di reazione, marchio di fabbrica del “contismo”. La concorrenza, però, è agguerrita, con Milan, Inter e Juventus che si affannano alle spalle, tutte cariche come tori per interrompere il dominio partenopeo. Ma è proprio in questa lotta spietata che si misura la forza di Conte, che non si limita a difendere, ma punta a consolidare un ciclo, schiaffeggiando chi pensa che il successo sia fortuna.

L’ambizione primaria in campionato è chiara: non solo difendere il titolo, ma imporre un’egemonia, perché Conte non è il tipo da vittorie isolate – costruisce macchine da guerra per vincere e basta. L’obiettivo è trasformare il Napoli da sorpresa imprevedibile a potenza incontrastata, un salto mentale prima che tecnico. La squadra ha assorbito i precetti del suo condottiero: intensità feroce, organizzazione tattica maniacale e una resilienza che ha spazzato via le difficoltà della passata stagione. Ora, l’asticella si alza: dominare il campionato, dimostrare che lo Scudetto 2024/2025 non è stato un colpo di fortuna, ma l’inizio di una storia gloriosa per il club.

La Champions League: rompere il tabù per entrare nell’Olimpo
Se la Serie A è il terreno di casa, la Champions League è il ring dove Conte deve smettere di scherzare e farsi valere sul serio, perché in Europa non ha ancora lasciato il segno che ci si aspetterebbe da un vincente come lui. Per questo, la Champions League 2025/2026 è cruciale, sia per il Napoli che per il suo allenatore.

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L’ambizione non può essere solo superare la fase a gironi; un Napoli campione d’Italia con uno dei migliori al mondo in panchina deve puntare in alto, entrare stabilmente tra le prime otto d’Europa e giocarsela con chiunque, senza timidezze.

La prima giornata, in casa del Manchester City, è stata una lezione dura ma utile, e ora la missione è competere con le big, conquistando una stabilità continentale. La rosa, con giocatori d’esperienza e duttili, è pronta per le rotazioni tra campionato e coppe. La mentalità europea richiede cinismo, capacità di soffrire e lucidità nei momenti chiave, e Conte sta lavorando per rendere il Napoli un team camaleontico, capace di alternare pressione alta e compattezza difensiva. Non più una mina vagante, ma una vera minaccia riconosciuta.

La terza via: l’evoluzione tattica di Conte
Gli imprevisti fisici di inizio stagione hanno costretto Conte a improvvisare, e non si è tirato indietro. Con Lobotka e Politano out, ha testato un 4-2-3-1 alternativo, con Lang o Elmas pronti a occupare la zona centrale alle spalle di Hojlund. In mezzo, spazio alla coppia Anguissa-McTominay o al giovane Gilmour, regista d’emergenza. È un’idea di calcio più verticale, nata dall’emergenza ma spinta dalla convinzione di Conte, che sfrutta la duttilità dei suoi per non piangersi addosso.

Neres, De Bruyne e Lang offrono varietà offensiva, mentre in difesa si attendono i recuperi di Rrahmani e Buongiorno, fondamentali per la costruzione dal basso. A Castel Volturno si lavora su più moduli, con la possibilità di passare dal 4-1-4-1 al 4-2-3-1 in corsa, e la partita di Torino il 18 ottobre sarà il primo vero test per questo assetto reinventato.

Emergenza e calendario: test di resistenza
Il Napoli ha confermato le lesioni per Lobotka e Politano: distrattiva all’adduttore per lo slovacco, al gluteo per l’esterno. Il centrocampista resterà fermo circa un mese, saltando Torino, Inter, Lecce e la trasferta di Champions contro il PSV. Politano, invece, spera di rientrare in una decina di giorni, in tempo per la sfida ai nerazzurri. Non è un periodo fortunato, con Lobotka che ripete lo stesso guaio di un anno fa contro il Como, ma il gruppo ha la profondità per non crollare.

Il calendario è una trappola: dopo il Torino, arrivano PSV, Inter, Lecce e Como in sequenza. Conte sa che serviranno rotazioni e soluzioni creative, ma la solidità mentale forgiata in un anno è l’arma per superare questa fase senza perdere smalto.

Il Napoli di Conte entra nel vivo della stagione con obiettivi chiari: in Italia, consolidare il dominio e avviare un ciclo vincente; in Europa, rompere definitivamente il tabù e competere con le potenze del continente. Con una rosa profonda, una società stabile e un allenatore di carisma indiscusso, gli azzurri hanno tutto per ambire al massimo, trasformando sogni in realtà concrete. L’epoca dei rimpianti è archiviata: ora è il tempo della forza e dell’ambizione pura.

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11 Ottobre 2025 - 00:20 — Ultima alle 00:20
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