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L’Italia del calcio non si desta in Champions: flop prevedibile per le squadre di Serie A? #ChampionsLeague #SerieA #CalcioItaliano

La prima giornata della Champions League ha evidenziato una realtà cruda per il calcio italiano, con le nostre squadre che non brillano a livello europeo, rispecchiando le difficoltà della Nazionale. Le analisi puntano il dito su limiti evidenti, come l’assenza di veri campioni tra i giocatori nostrani.

La prima giornata di Champions League dice che, per ora, l’Italia non “se desta”, come d’altro canto esprime già la Nazionale azzurra. I giocatori nostrani non attraversano certamente un periodo d’oro, se è vero che l’unico campione che abbiamo è Donnarumma, e, nei club, troviamo stranieri di seconda e terza scelta, ad eccezione di elementi come De Bruyne e Modric, che però ha 40 anni, e non disputa le Coppe.

Ogni partita ha le sue sfumate, ma l’Inter resta l’unica formazione italiana con pedigree internazionale, avendo raggiunto due finali di Champions negli ultimi tre anni, il che dimostra un nucleo solido. Ora, il focus è su come integrare giovani e veterani, specialmente in attacco, dove spicca Pio Esposito anche senza nuovi acquisti del calibro di Lookman – che, a dirla tutta, rende il reparto d’attacco il migliore in assoluto. Il Napoli, d’altro canto, ha potenzialità per eguagliare l’Inter, ma la sfida al Manchester City è stata rovinata da una espulsione precoce, che ha fatto saltare ogni piano tattico.

Ovviamente, ciascuna delle 4 partite fa storia a sé. L’Inter si conferma come l’unica squadra italiana di statura internazionale, perché puoi perdere anche 2 finali di Champions League, in 3 anni, ma, se ci arrivi, vuol dire che l’ossatura è di eccellente livello. Ora si tratta di vedere come procederà la fusione fra giovani e meno giovani, tenendo presente che il parco attaccanti, in particolare grazie a Pio Esposito, rimane, anche senza l’acquisto di Lookmann, il migliore in assoluto. Il Napoli può sicuramente arrivare, a mio giudizio, al livello dell’Inter, ma la partita contro il Manchester City è ingiudicabile, per il semplice fatto che perdere un giocatore, per espulsione, dopo 20 minuti, significa compromettere qualsiasi piano strategico.

La Juventus poggia su pochi pilastri di qualità, come Bremer e Yildiz, e il suo cammino dipenderà da fattori come l’equilibrio di squadra, la crescita di Thuram e il recupero mentale di Di Gregorio e Cambiaso. L’Atalanta, contro i detentori del titolo del Paris Saint-Germain, non aveva speranze di un inizio vincente, vista la transizione tutt’altro che fluida. Tutte le italiane hanno adottato un approccio difensivo e conservatore, privilegiando la solidità alla fantasia, un vizio tipicamente “italianista” che ha limitato le loro ambizioni.

La Juventus annovera 2 soli campioni, come Bremer e Yildiz, ma va tenuto conto che il futuro dipenderà molto dall’equilibrio complessivo, dalla crescita di Thuram, dal recupero anche psicologico di Di Gregorio e Cambiaso (un anno fa “tardelliano”), e dalla prosecuzione del periodo di forma di Vlahovic. L’Atalanta, avendo di fronte i campioni d’Europa del Paris Saint-Germain, non poteva certamente pretendere di partire con il piede giusto, anche perché la transizione da Gasperini e Juric appare tutt’altro che indolore. Al di là dell’andamento degli incontri, credo si debba tenere conto, tatticamente, di un minimo comun denominatore delle 4 squadre. Tutte, almeno in partenza, hanno seguito un canovaccio prudente, italianista, risultatista e conservatore, vale a dire privilegiare la fase difensiva, rispetto a quella offensiva. La stessa Inter, scottata dalla goleada di Torino, ha compiuto un passo indietro, rispetto ai progressi giochisti inseguiti da Chivu, lasciando l’iniziativa all’Ajax.

Le squadre hanno optato per tattiche caute: la Juventus ha ceduto campo al Borussia Dortmund inizialmente, proprio come contro l’Inter, reagendo solo dopo; l’Atalanta è stata spettatrice passiva del dominio del Paris Saint-Germain; e il Napoli non ha potuto mostrare il suo nuovo volto offensivo a causa di quell’espulsione sfortunata. Si tratta solo di un’istantanea, dal momento che una singola gara non definisce il destino, ma i limiti individuali e strutturali delle formazioni potrebbero pesare più in Europa che in ambito nazionale.

La Juventus, inizialmente, ha concesso campo al Borussia Dortmund, come aveva fatto contro l’Inter, reagendo al primo schiaffo con un’audacia sorprendente. L’Atalanta non ha potuto fare altro che assistere allo spettacolo di un Paris Saint-Germain, costantemente, in forcing. E il Napoli, infine, non ha potuto dimostrare la trasformazione, garantita da un modulo offensivo, e dalla qualità dei buoni acquisti, perché quella malaugurata espulsione di di Lorenzo lo ha impedito. Ovviamente, si tratta di osservazioni molto parziali, perché non è certamente dopo una sola partita, in campo europeo, che è possibile capire quale sarà la sorte delle formazioni italiane. Si può ribadire, che esistono limiti individuali e oggettivi, nelle squadre di Chivu, Conte, Tudor e e Juric, che non compromettono certamente la competitività, in ambito nazionale, ma potrebbero comprometterla in chiave europea.

In sintesi, la prima giornata di Champions League conferma che il calcio italiano deve guardarsi allo specchio: troppi difetti, troppa prudenza, e una carenza di stelle che potrebbe costare caro sul palcoscenico continentale.

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