giovedì, Novembre 14, 2024

Non guardare indietro con rabbia, Napoli! La spinosa questione tra Aurelio e Corrado e il sogno più grande

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In occasione dei 20 anni di presidenza di De Laurentiis, torna di moda tra i tifosi il confronto con l’ex patron Corrado Ferlaino. Nei giorni scorsi i tifosi del Napoli hanno festeggiato il primo ventennio di presidenza di Aurelio De Laurentiis. Il presidente oscilla tra il culto verso il monarca assoluto e l’odio cieco di chi lo vede come un parvenu diventato patron per salvare le sue aziende cinematografiche in declino. Il ventennio Aureliano rappresenta il periodo più stabile a livelli di risultati nella storia della SSC Napoli, ma bisogna ricordare come dicevano gli Oasis “Don’t Look Back In Anger”, non guardar al passato con rabbia. Oltre i 10 anni di declino inarrestabili che vanno dal 1994 al 2004, devono essere considerati come parte fondamentale della storia calcistica di questa città.

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I numeri dell’era De Laurentiis

I numeri privilegiano i campioni dell’era De Laurentiis, da Higuain a Cavani, passando per Mertens, Hamsik o Osimhen, ma ciò non deve essere un parametro attendibile. È un gioco con un effetto illusorio: una caverna platonica. Le vittorie, i goal e i calciatori vanno contestualizzati all’epoca, agli avversari e pesati nella storia del calcio. Con tutto il rispetto per l’era De Laurentiis, si ritiene che pochi calciatori potrebbero rientrare in una top 11 all-time della storia del Napoli. Questa città ha visto prime scelte del calcio mondiale quali Maradona, Careca, Krol, Sivori, Altafini, Zoff, Alemao, Savoldi, Clerici ecc. A questi vanno aggiunti i gioielli nostrani del settore giovanile come Juliano, Ferrara o Cannavaro. L’apogeo azzurro, toccato a Stoccarda nel 1989, quando il Napoli era probabilmente insieme al Milan di Berlusconi la squadra più forte d’Europa, resta ancora ineguagliato.

La controversa figura di Corrado Ferlaino

Questa damnatio memoriae del presidente Corrado Ferlaino, che avrebbe solo sfruttato il biglietto dell’Enalotto (Maradona) regalatogli da una certa politica di potere, oltre i suoi meriti, ha francamente stufato. Del resto, il grande Raffaele La Capria lo aveva capito: a Napoli c’è un buco culturale e sociale che esiste dalla mancata rivoluzione del 1799. Non stupisce quindi che uno come De Laurentiis oscilli tra l’adorazione assoluta del monarca Borbonico e i “lazzaroni” popolani che gli chiedono di cacciare i soldi e lo vedono come un arricchito, un parvenu appunto.

La verità sta nel mezzo, manca una patrimonializzazione che i prossimi anni devono necessariamente portare (stadio rinnovato e centro sportivo) e il consolidamento di un progetto tecnico che crei un ciclo e non uno scudetto episodico. La speranza è che l’era Conte lo sia, magari anche con una Coppa Campioni, oggi Champions League, che permetterebbe realmente di eguagliare quella magica stagione 1988-89. Il finale di questo articolo è un po’ alla Spielberg, ma chissà che alla Filmauro non riesca di produrre il suo film che vale una vita: il sogno più bello, passare da casa di produzione a grande Major nel calcio internazionale. È stato già fatto tanto, ma sognare non costa nulla. E la Champions è un sogno.

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