In una recente intervista su CRC, la radio partner ufficiale della SSC Napoli, Daniele Orsato, noto Commissario per lo sviluppo del talento arbitrale dell’AIA, ha offerto uno sguardo approfondito sul suo ruolo nell’associazione e la sua visione sul mondo dell’arbitraggio.
Il ruolo di mentore nell’AIA
Daniele Orsato ha sottolineato l’importanza di mettere la propria esperienza "a disposizione dei ragazzi più giovani". Nel suo percorso, Orsato ha avuto la fortuna di essere guidato da maestri di grande calibro come Stefano Farina, Pierluigi Collina e Stefano Braschi. Tuttavia, il suo modello di arbitro rimane Gigi Agnolin, che per lui rappresenta un mito sin dalla giovane età.
VAR e trasparenza
Orsato ha affrontato anche la spinosa questione del VAR, spiegando che "non mi arrabbiavo con me stesso quando andavo allo schermo". Per lui, il VAR non è mai stato un avversario, ma piuttosto un’opportunità per migliorare e correggere errori in tempo reale. Orsato ritiene fondamentale riconoscere sia gli errori che i successi arbitrali, puntando su una maggiore celebrazione delle buone prestazioni degli arbitri.
Sfidando la sudditanza psicologica
Parlando delle dinamiche psicologiche che circondano l’arbitraggio, Orsato ha dichiarato: "L’arbitro non soffre di sudditanza psicologica". Secondo lui, gli errori sono parte della natura umana, e come i calciatori possono sbagliare, così possono fare anche gli arbitri, che scendono in campo con l’intento di fare sempre del proprio meglio.
Ricordi indelebili
Nella sua carriera, ci sono momenti che Orsato ricorda con grande affetto, come una delle sue prime sfide complesse con Scarlato in Serie C. Tra le sue memorie più care, oltre alla finale di Champions League, spicca la sua 200esima gara in Serie A, un Chievo-Bologna, durante la quale ha avuto l’opportunità di entrare in campo con i suoi figli.