D’Amico a ‘Stile TV’: Gattuso entusiasta del nuovo ruolo, ma il calcio italiano è un macello con troppi stranieri! #NazionaleItaliana #CalcioProblemi #SerieA
Nell’ambito della trasmissione "Salite sulla giostra" su Stile TV, l’agente sportivo Andrea D’Amico ha condiviso le sue riflessioni sul mondo del calcio, toccando temi caldi come il nuovo incarico di Gattuso e le dinamiche del mercato.
D’Amico ha parlato della nomina di Gattuso come CT della Nazionale Italiana, evidenziando l’emozione personale e le sfide del ruolo. “Ho sentito Gattuso, era molto emozionato e gratificato da questo ruolo, è un punto di arrivo per tutti quelli che fanno gli allenatori. Allenare la Nazionale del proprio paese è sempre un punto di arrivo per quello che hai fatto prima e che farai dopo. E’ consapevole della situazione difficile anche perchè l’ultima partita della fase finale dei Mondiali l’abbiamo fatta 12 anni fa per cui c’è una generazione di ragazzi che non ha mai visto l’Italia nella fase finale dei Mondiali. Il ct è prima di tutto un selezionatore perchè deve scegliere i giocatori ed ha poco tempo per allenarli. Non è facile inserirsi in questo momento, Gattuso può creare un senso di appartenenza, di stima e di motivazione anche perchè i calciatori arrivano da stagioni faticose.”
Passando a un’analisi più critica, D’Amico non ha risparmiato un commento diretto sulle cause delle difficoltà della Nazionale, puntando il dito contro il predominio degli stranieri in Serie A.
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Infine, D’Amico ha toccato il tema di Osimhen, speculando su possibili scenari futuri basati su dinamiche contrattuali. “Osimhen? La suggestione può essere che avendo già un contratto importante voglia aspettare i 6 mesi e quindi la fine del contratto per poi muoversi dove vuole. Ma, ripeto è solo un suggestione. Non so chi gestisce il ragazzo, pare abbia rotto con chi gli curava prima gli interessi.”
In sintesi, l’intervento di D’Amico solleva questioni spinose nel calcio italiano, dove il mix di emozioni per figure come Gattuso si scontra con un sistema che, a suo dire, penalizza i talenti locali, lasciando la Nazionale in balia di scelte discutibili.