Ostigard rimpiange il Napoli? Quel scudetto che ha fatto impazzire la città
Leo Ostigard, ora difensore del Genoa, non ha resistuito alla nostalgia nel suo recente’intervista al Secolo XIX, rievocando la trionfale stagione con il Napoli di Spalletti. E come dargli torto? Dopo 33 anni di digiuno, quella vittoria è stata un’esplosione di passione pura, con il San Paolo che tremava ad ogni gol. Ma attenzione, tifosi: il norvegese è già passato oltre, e questo fa sorgere qualche dubbio su chi resta fedele al vero spirito azzurro.
“Indescrivibili, perché era un titolo che mancava da 33 anni e l’atmosfera era incredibile. A Napoli si vive di calcio e poi con Spalletti la squadra aveva un gioco bello e vincente. Ma questa è storia, il mio presente è il Genoa.”
Queste parole colpiscono dritto al cuore: è vero, Spalletti aveva trasformato il Napoli in una macchina spettacolare, ricordandoci i tempi di Maradona con un calcio moderno e letale. Eppure, Ostigard la liquida come “storia”, quasi un capitolo chiuso. Critichiamolo pure, non è da veri partenopei voltare pagina così in fretta – magari paragonandolo a quei mercenari che scappano al primo ricco ingaggio.
Al Genoa, Ostigard ha ritrovato vecchi compagni come Vasquez, Frendrup ed Ekuban, più Thorsby da ex rivale. Un bel gruppo, ma parliamoci chiaro: è roba da metà classifica, non da scudetto. I tifosi del Napoli, che stanno ancora digerendo le turbolenze di quest’anno con cambi di allenatore e prestazioni altalenanti, potrebbero ironizzare: meglio un presente grigio che tradire l’epica di un titolo atteso per decenni.
Sul fronte internazionale, Ostigard non si stupisce del 3-0 della Norvegia sull’Italia: “No, perché l’Italia non ha giocato molto bene. E poi la Norvegia ha tanti giocatori forti come Haaland, Odegaard, Nusa, Sorloth”. Ha ragione, la Nazionale italiana ha zoppicato, ma per noi napoletani è un’occasione per stuzzicare: se Haaland fa paura, ricordiamoci che il Napoli ha battuto squadroni con personalità. La Norvegia ambisce al Mondiale, ma senza un collettivo solido, finirà come tante promesse nordiche – grandi nomi, zero trofei. Discutiamone, azzurri: è ora di smettere di idolatrare chi se va e concentrarci su chi porta avanti la leggenda.