Dopo Maradona, trovare un 10 che spacca il mercato è un’impresa da pazzi: tra pressioni e aspettative, la maglia azzurra pesa più del previsto #Napoli #Calcio #PressioniDa10
Nel mondo del calcio napoletano, la pressione su chi indossa la celebre maglia numero 10 è una condanna, non un onore. L’ex bomber azzurro mette subito i puntini sulle i: "Non era semplice per lui perché dopo Maradona tutti si aspettavano il 10 in grado di fare grandi cose". Una verità di quelle che fanno male, ma che nessuno osa dire ad alta voce.
Il paragone con Diego è un macigno che schiaccia ogni giocatore incaricato di prenderne il posto. Ed è un destino beffardo che condanna chiunque a inseguire un mito impossibile da replicare. Chi arriva al Napoli con quel numero sulle spalle si ritrova automaticamente sotto una lente d’ingrandimento impietosa, dove ogni errore è accentuato, ogni gesto osservato come se fosse l’ultima speranza di riscatto.
Il peso delle aspettative – già di per sé un’incubo – diventa così una sorta di handicap mentale che spesso influenza le prestazioni sul campo. L’ex bomber evidenzia proprio questo fatto: “Non era semplice per lui…” È un modo elegante per dire che la storia ha ingoiato talenti e sogni, lasciando solo frustrazione e un conto salato da pagare.
Il calcio è evoluzione, ma a Napoli, dove la storia è fatta di leggende, l’umanità dietro il giocatore sembra venire prima del professionista. A volte troppo prima. Se Maradona ha creato un’ombra così gigantesca, forse è anche ora di smettere di cercare di replicarla perché la realtà è una sola: nessuno è Maradona e pretendere che qualcuno lo sia diventa solo una tortura per tutti.
Il 10 azzurro deve essere liberato da questo cliché soffocante, altrimenti continuerà a essere una condanna e non un trampolino di lancio. Nell’attesa, resta solo la certezza che indossare quella maglia dopo Diego non è solo una sfida, è quasi una condanna.
