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“Presto i tifosi ascolteranno i colloqui in campo col Var”

Fabio Maresca, arbitro internazionale della sezione di Napoli che ha diretto la finale di Supercoppa tra Inter e Milan a Riad

Fabio Maresca, arbitro internazionale della sezione di Napoli che ha diretto la finale di Supercoppa tra Inter e Milan a Riad, ha rilasciato un’intervista nel corso di “Radio Anch’Io lo Sport” su Radio Rai1:

Che emozione è stata dirigere la finale di Supercoppa?
“È stata una serata importante per la mia carriera. A carattere generale, un evento come questo, che assegna un trofeo, dove si rappresenta tutto il gruppo arbitrale, non può che essere un orgoglio”.

Qual è stato il suo percorso di crescita per arrivare a dirigere la finale di Supercoppa?
“Il percorso che porta ad arbitrare una gara del genere, mi ha reso più consapevole e ha cambiato molto anche il mio arbitraggio a livello comportamentale. Credo di essere più in grado di interpretare la partita nella maniera più giusta e questo è un valore aggiunto rispetto ai primi anni di Serie A”.

5 anni e mezzo fa lei è stato il primo arbitro ad usufruire del Var in una sfida tra Cagliari e Juventus, dopo questo tempo si aspettava che ci fossero ancora così tante polemiche?
“Credo che le polemiche facciano parte del gioco. Guardare a 5 anni e mezzo fa sembra passata un’era, ormai il Var è diventato imprescindibile. Sorrido a volte quando se ne mette in discussione l’utilizzo o il nostro atteggiamento verso lo strumento. È irrinunciabile perché garantisce giustizia. Oggi guardare indietro a così pochi anni fa sembra di parlare di un altro calcio. È impossibile eliminare tutte le polemiche, ma oggi con lo strumento del fuorigioco semiautomatico abbiamo un altro mezzo per velocizzare il gioco ed essere sempre più precisi”.

C’è la tendenza di lasciar giocare un po’ di più e intervenire di meno?
“La chiave è trovare l’equilibrio. Nello specifico il calcio va verso una direzione chiara: l’obiettivo è avere più gioco effettivo e di ridurre al minimo le pause. Anche fischiare meno falli deve essere un obiettivo. Chiaramente questo non può non tener conto dell’obiettivo di proteggere i giocatori. In ogni partita ci sono più partite. In un momento si può fischiare poco, ma poi il tono agonistico sale e l’arbitro è più costretto ad interrompere il gioco”.

Quanto è importante il Var e quanto questo aiuto può mettervi in difficoltà?
“È evidente che l’obiettivo numero uno è non incidere sul risultato di una gara. Quindi uno strumento che permette di correggere un errore che potrebbe incidere, è una manna dal cielo. Nessuno di noi potrebbe pensare al Var come un elemento di disturbo. Siamo sempre positivi e aperti al collega del Var, anche perché tutti noi ricopriamo entrambi i ruoli”.

Non diventerà superfluo il ruolo del guardalinee con l’avvento del fuorigioco semiautomatico?
“Bisogna dire che la finale di Riad è un grande spot per gli assistenti arbitrali, con il fuorigioco semiautomatico che ha confermato una scelta corretta dell’assistente. Onestamente gli assistenti non sono solo deputati al controllo del fuorigioco, ma sono a tutti gli effetti degli arbitri aggiunti con una prospettiva diversa dell’arbitro e auguro a loro che siano sempre fondamentali come adesso”.

La tecnologia sta cambiando gli arbitri, cosa vi rimane di tempo libero per lavorare, siete destinati al professionismo calcistico?
“L’impegno è notevole, soprattutto per chi è arbitro internazionale. Sono impegni costanti. Poi al di là dello studio, perché di questo si tratta, anche il discorso del Var necessita grande studio. Il tempo necessario per aggiornarsi ed essere sempre pronti è notevole. Io sono un vigile del fuoco e riesco a conciliare i due lavori. Non è semplice, ma ho la fortuna di essere messo in condizione di fare anche questo lavoro. Gli sviluppi non spettano a me, perché non ci sono novità in tal senso”.

Arriveremo alla pubblicazione degli audio tra arbitri e Var?
“Sicuramente quello cui noi tendiamo e il lavoro che stiamo facendo è quello di avere una terminologia corretta sia per il Var che per il direttore di gara, questo per due motivi: essendo più precisi a livello terminologico, evitiamo qualunque tipo di problema e andiamo al nocciolo della questione come quelli che riguardano l’interferenza nel fuorigioco. E poi è quello di avere l’obiettivo un domani, possa essere facile da ascoltare per chiunque. La richiesta della trasparenza è un obiettivo condiviso e non avremo nessun problema a far ascoltare i nostri colloqui in campo”.

Un appello per le basi visto il bisogno di arbitri giovani?
“Negli ultimi anni purtroppo a livello nazionale abbiamo registrato delle difficoltà nel reclutamento dei giovani arbitri ma dipende molto dalle aree locali. In Campani abbiamo riscontrato questo problema minore rispetto al nord. Il periodo della pandemia non ha giovato in tal senso. L’Aia ha attivato alcune iniziative come il doppio tesseramento per i giovani calciatori che possono sia giocare che arbitrare. Questo è molto importante perché ci permette di vedere il calcio da entrambe le parti”.

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