Giacomo Raspadori ha finalmente toccato terra a Madrid, avviando quella che sembra una fuga dal caos partenopeo verso il rigore spagnolo dell’Atletico. Un addio che lascia l’amaro in bocca ai tifosi del Napoli, soprattutto dopo le speranze riposte in lui sotto Conte: l’ex promessa del Sassuolo è pronta a firmare un contratto quinquennale fino al 2029, in cambio di 22 milioni fissi più 4 di bonus.
L’operazione con i Colchoneros è stata una cessione definitiva, senza troppi fronzoli: un affare pulito, ma che fa sorgere dubbi sul vero valore di Raspadori. Il Napoli incassa, certo, ma a che prezzo? Con una rosa già falcidiata, cedere un attaccante versatile per una cifra che pare più un contentino che un trionfo ricorda le vendite affrettate del passato, tipo quelle di Higuain o Koulibaly – mosse che poi ci hanno fatto rimpiangere.
Venerdì sera, Raspadori è rimasto assente alla presentazione ufficiale del Napoli a Castel di Sangro, evento dedicato ai tifosi e alla nuova era di Antonio Conte. Un’assenza che sottolinea come le priorità fossero altrove, forse un segno che a Napoli non era più a suo agio tra tatticismi e ambizioni incerte – o magari solo una scusa per scappare dal solito marasma.
Ora, l’ex azzurro si mette a disposizione di Diego Simeone, un maestro del pressing feroce: chissà se reggerà il “Cholo’s grind” o finirà schiacciato. Per i napoletani veri, però, questo trasferimento è un colpo al morale – un altro talento che vola via, lasciando il campo a chi non sa sfruttare il potenziale. Sveglia, De Laurentiis: senza rinforzi seri, rischiamo di fare la fine di squadre che si accontentano delle briciole.