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Calcio e diritti TV: la Legge Melandri cambia la partita nella distribuzione dei soldi. Ma chi la spunterà davvero tra società grandi e piccole? Scopri tutte le novità dell’ultima normativa #Calcio #DirittiTV #LeggeMelandri

Il mondo del calcio italiano vede un nuovo assetto nella spartizione dei diritti televisivi, grazie a un sistema basato sulla celebre Legge Melandri. Un taglio netto rispetto al passato: “Il sistema di ripartizione si basa sulla Legge Melandri, che assegna i diritti TV per il 50% in parti uguali, il 28% in base ai risultati sportivi e il 22% al radicamento sociale”.

In parole povere, metà della torta sarà suddivisa equamente tra tutte le società, a prescindere dalle dimensioni o dalle ambizioni. Un modo per dare un colpetto di coda a squilibri ormai cronici, dove le big si abbuffavano a discapito di chi arrancava ai piani bassi della classifica.

Ma non finisce qui: più di un quarto del malloppo sarà in relazione ai risultati sportivi ottenuti sul campo.

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Una scelta che nasconde una doppia faccia: da un lato premia la competitività e la meritocrazia, ma dall’altro rischia di girare a favore delle superstiti più forti, acuite da fondi più grandi.

Infine, il 22% verrà deciso dal radicamento sociale, un parametro che misura quanto una squadra riesca a coinvolgere il proprio pubblico: i tifosi contano, eccome, anche in termini di soldi. Parametro che potrebbe favorire le piazze più calde e le società con una base di sostenitori più ampia.

Questa tripartizione dovrebbe, almeno teoricamente, riequilibrare un sistema da anni squilibrato, dove il business ha spesso preso il sopravvento sulla competizione sportiva. Il nuovo sistema promette più giustizia e un po’ di sano romanticismo nel calcio italiano, ma la realtà potrebbe rivelarsi ben altra.

Staremo a vedere se questa nuova distribuzione saprà davvero cambiare il destino delle società italiane o se resterà solo una bella teoria fatta di percentuali e numeri. Di certo, i tifosi delle piccole squadre hanno ora qualcosa in più per sperare.