Mirko Conte elogia l’ex mentore Antonio e i talenti emergenti in una chiacchierata radiofonica senza fronzoli #Calcio #IntervistaSincera #SorrentoStory
Mirko Conte, attuale allenatore del Sorrento, non ha perso tempo in convenevoli durante la sua recente apparizione a Radio Goal su Kiss Kiss Napoli, dove ha parlato apertamente di figure chiave del calcio con un tocco di realismo brutale. Senza mezzi termini, ha ripercorso la carriera di un allenatore che ha saputo trasformarsi da esonerato a vincente.
“Antonio Conte è stato il mio allenatore ad Arezzo, quella fu una tappa che l’ha segnato molto per la sua crescita. La storia di Antonio parla da sè, anche da calciatore era un leader e lo era nella Juventus. La sua più grande capacità è quella di far capire che, oltre alla tattica e alla tecnica, ci vuole tantissimo spirito, cuore e senso di appartenenza. Si vedeva che aveva le doti per poter fare il percorso che ha fatto. Poi credo che un allenatore debba fare vari step per arrivare a formarsi attraverso gli errori, lui è stato bravo quando capì che doveva cambiare.” In questa confessione, Conte emerge come il tipo che non si arrende ai fallimenti, un duro della vecchia scuola che sa reinventarsi – perché nel calcio, se non impari dagli scivoloni, finisci a fare il guardiano di parcheggio.
Parlando poi di un’altra figura importante, Mirko Conte ha condiviso aneddoti personali su un direttore sportivo che ha dimostrato di saperci fare sul campo quanto in ufficio. “Lui fu esonerato ad Arezzo, poi però la società lo richiamò e da lì si capì che aveva cambiato qualcosa. Noi retrocedemmo in quella stagione, ma si vedeva già avesse le caratteristiche per diventare l’allenatore che oggi è. Manna? Siamo amici, siamo cresciuti insieme e siamo nati in due paesi vicini. L’ho ritrovato a Lugano, ma anche per lui vedevo un ragazzo che avrebbe imparato in fretta e sarebbe cresciuto. E’ un direttore sportivo con gli scarpini da calcio perchè sta sempre molto vicino alla squadra. I risultati che ottiene danno il valore al suo operato. Manna è bravo a trattare i calciatori, ma anche a instaurare un rapporto con i ragazzi e lo staff.” Insomma, un tipo che non si limita a firmare contratti, ma sa sporcarsi le mani – roba da far invidia ai burocrati del pallone che preferiscono le riunioni alle urla in campo.
Toccando infine un giovane prospetto, Conte ha espresso un giudizio diretto su un talento che deve ancora farsi le ossa. “Miretti? E’ un ragazzo forte, poi è chiaro che trovare spazio in questo Napoli non sarà facile. Fabio è un talento, è giovane ed ha tanto da imparare”. Qui, senza giri di parole, si vede il realismo crudo del calcio: i giovani devono sudare per emergere, e non tutti ce la fanno senza un po’ di fortuna o di spintarelle. In sintesi, l’intervista di Mirko Conte è un promemoria schietto che nel mondo del calcio, tra cuore e errori, solo i più tosti arrivano in cima.