Quando la nazionale sceglie di cambiare allenatore: la rottura che fa discutere #Calcio #Nazionale #SpallettiOut
Dopo l’uscita di scena di Luciano Spalletti dalla panchina azzurra, il Corriere della Sera ha deciso di mettere sotto la lente un evento che scuote il mondo del calcio italiano. "Una riflessione dopo l’esonero di Luciano Spalletti" apre una finestra su cosa significhi davvero cambiare guida tecnica nel bel mezzo della stagione.
Nel pezzo si sottolinea come questa scelta non sia solo una questione tattica, ma anche un segnale politico, un’operazione che spazia ben oltre il campo. L’allenatore pagato a caro prezzo, lasciato a casa dopo una serie di risultati che non hanno convinto, diventa simbolo di una gestione al limite del paradossale.
Il Corriere evidenzia che spesso dietro queste decisioni si nasconde una frenesia sovradimensionata, un voler dimostrare che cambiare fa sempre bene, senza un reale progetto a lungo termine. "Una riflessione dopo l’esonero di Luciano Spalletti" si trasforma così in un’amara constatazione: nel calcio italiano, la stabilità è un optional e la pazienza evidentemente non è contemplata.
Non si tratta più solo di trovare un vincente sul breve termine, ma di capire che il rischio di umiliazioni e fallimenti è dietro l’angolo quando si cambia tutto senza una visione solida. È un messaggio forte per chi ancora crede che l’aziendalismo calcistico possa funzionare come una società normale.
In definitiva, questo esonero, che fa tanto rumore, si inserisce in un contesto dove il calcio tricolore sembra un circo che si diverte a cambiare guru ogni due settimane, con il risultato di confondere i tifosi e indebolire l’immagine stessa della nazionale.
