L’anima azzurra di Tommaso Starace: Un mito che unisce epoche del Napoli
Tommaso Starace, il leggendario magazziniere del Napoli, ha appena appeso gli scarpini al chiodo – o meglio, le borse da viaggio – e l’intervista su Repubblica ci regala un tuffo nel cuore del club. Da aiuto cuoco a custode dei segreti azzurri, la sua ascesa racconta la fedeltà che ogni tifoso del Napoli invidia e ama.
È il 1987 l’anno magico: “Sono entrato prima come aiuto dello chef Maresca, ho passato dieci anni in cucina. Poi nel 1987 sono riuscito a coronare il mio vecchio sogno… ho vinto il mio primo scudetto”. Questa frase ci ricorda come il Napoli sia sempre stato una famiglia, non solo una squadra, e quanti di noi sognano di vivere quel trionfo con Maradona.
Parlando di Diego, Starace evoca emozioni grezze: “Diego è stato un genio. Con lui non avevamo paura di nessuno. Ci ha insegnato a vincere… Ho visto Diego piangere”. Vero, tifosi: Maradona non era solo un dio in campo, ma un vulcano umano che ha forgiato il nostro spirito.
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Poi c’è Mertens, l’eterno belga che ha reso Starace una star: “Dries è una persona meravigliosa e un campione vero… soprattutto i ragazzi”. Ironico, no? Mentre altri club cacciano icone per soldi, Mertens resta legato al nostro magazziniere, simboleggiando quella lealtà che il Napoli dovrebbe difendere, invece di vendere talenti al primo offerente.
E il caffè? Un’istituzione: “Tutti lo hanno bevuto… da Bianchi a Conte”. Sarri ne era dipendente, Mazzarri un estimatore – ma Sarri, con le sue sigarette, era come un tifoso esagerato. Oggi, con Spalletti e le sue diete, ci manca quella passione genuina; è un rito che unisce passato e presente, ricordandoci che il Napoli vince con cuore, non solo con tattiche. Voi appassionati, godetevi queste storie: sono il nostro vero scudetto.