giovedì, Settembre 19, 2024
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Totò Schillaci: dall’essenza di Maradona a Pirandello, Tornatore e Santina Renda

La storia di Totò Schillaci, l’attaccante palermitano, figlio del popolo, è stata per un’estate magica quella del “Nuovo cinema Paradiso”. Schillaci è come una bomba che esplode all’improvviso senza farti annusare il pericolo. Non esplode realmente, ma brilla e ti acceca per un attimo, incantandoti per poi lasciare i segni della sua apparizione. Totò ci ha regalato l’incanto di un’apparizione e la saggezza di chi ha vissuto la provincia del profondo sud. La sua storia è un intreccio di elementi che ricordano la strada di Fellini, il dopolavoro di Germi e la poetica di Tornatore, con un tocco di commedia all’italiana degli anni ’80.

La svolta nella carriera

Nel 1988-89 arriva la svolta decisiva: è Zdeněk Zeman a preparare l’ordigno “Totò” sulle coste di Messina. I metodi del tecnico boemo lo caricano a mille e lui, risponde con 25 gol in 39 partite. Da Zeman passa alla Juventus per 6 miliardi di lire, continuando così il percorso che lo porta a emigrare, come molti Totò. Con 15 gol in 30 partite, conquista una Coppa Uefa e una Coppa Italia, ma soprattutto diventa Totò-gol, convincendo il CT Azeglio Vicini a convocarlo per il Mondiale Italia ’90.

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All’inizio del mondiale, Schillaci parte in panchina, lasciando il posto ad Andrea Carnevale, ma entrando nel secondo tempo della prima partita contro l’Austria. In poco tempo, conquista il cuore degli italiani, che vedono in lui un nuovo Paolo Rossi. Bruno Pizzul, storico commentatore, esulta ogni volta che Totò segna:“Ancora Totò, goooooool”.

Mondiale Italia ‘90 e la consacrazione

Proseguendo nel mondiale, Schillaci non parte da titolare contro gli Stati Uniti, ma diventa presto uno degli attaccanti principali al fianco di Roberto Baggio. Segna contro Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda, nella semifinale contro l’Argentina, e nella finalina contro l’Inghilterra dove riceve anche un rigore da Roby per vincere la classifica dei marcatori del torneo. Tuttavia, contro l’Argentina non se la sente di calciare il rigore nella lotteria finale. Poi spiega: “Avevo un problema muscolare ed ero stanco, ho preferito lasciare il compito a qualcuno più fresco di me. Non sono un grande tiratore di rigori: a volte li segno, a volte li sbaglio.”.

Totò inizia la sua parabola discendente dopo il mondiale. I successivi due anni alla Juventus non sono entusiasmanti, segnati da vari episodi come il famoso “ti faccio sparare” urlato a Fabio Poli del Bologna e il cazzotto rifilato a Roberto Baggio. A causa di questi incidenti e l’arrivo di Vialli, Schillaci passa all’Inter, dove segna qualche gol, ma poi lascia la squadra prima della finale di Coppa Uefa del 1994.

Approda quindi al Júbilo Iwata in Giappone, diventando il primo italiano a giocare nella J-League. Nonostante gli successi e i gol, si fa male seriamente nel 1997 e si ritira nel 1999. Torna a Palermo, dove diventa consigliere comunale, ma si pente di quella scelta e decide di tornare al calcio gestendo una scuola per giovani calciatori.

Schillaci partecipa a vari reality show come “L’Isola dei Famosi” e “Pechino Express”, dimostrando di saper intrattenere anche senza un pallone. Ritorna brevemente alla ribalta per rendere omaggio al suo vecchio allenatore Franco Scoglio.

Oggi, Totò ha lasciato il mondo del calcio ma rimane indelebile nella memoria collettiva come uno dei personaggi più affascinanti e iconici della storia del calcio italiano.

Ora forse Totò ritroverà Maradona, come in quel giorno del 26 novembre 1989, quando ha affrontato il Napoli del grande Diego Armando Maradona. Schillaci ricorda quel momento come una delle emozioni più forti della sua vita: “Totò!”, sento chiamare con accento sudamericano. Mi giro e me lo trovo davanti, che mi porge la maglia, la sua 10, e chiede la mia.”.

Totò Schillaci rimane una figura leggendaria, univa i quartieri popolari ai campetti in terra battuta, rappresentando la povertà e la fatica che ci porteremo dietro per tutta la vita.

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