Quando la politica si mette a parlare di calcio mondiale e non risparmia nemmeno Pelè! #MondialePerClub #Pelè #SportENonSolo
Il Presidente degli Stati Uniti ha deciso di dire la sua sul recente Mondiale per Club, un torneo che di solito non farebbe alzare troppo la cresta ai politici oltreoceano. E invece, ecco arrivare il suo giudizio che, volenti o nolenti, mette sotto la lente anche l’icona del calcio mondiale.
In un’intervista non proprio istituzionale, il presidente ha detto cose che non passano inosservate. In particolare, ha sottolineato come “Pelè è stato non solo un campione dentro il campo, ma pure un simbolo globale, capace di unire popoli e culture diverse intorno a una passione comune”. Una frase che sembra tirare la riga su un’epoca d’oro, ma arriva da una bocca che raramente scende nei dettagli sportivi.
A voler essere pignoli, è curioso come nel bel mezzo di un Mondiale per Club — torneo dove il calcio dovrebbe parlare da sé sul piano tecnico — la politica si infili con una parentesi che strizza l’occhio più alla mitologia che al presente. Eppure, proprio questa atmosfera ridimensiona la vera sovranità di un torneo che fino a qualche anno fa veniva considerato solo un “supplemento” per club di spessore mondiale.
Le parole del presidente americano su Pelè non sono solo un atto di nostalgia o un gesto di ammirazione scontata: “Pelè ha un ruolo unico nella storia del calcio, un punto di riferimento insostituibile che continua a ispirare tanti, dentro e fuori dal campo”. Un riconoscimento importante che però non cambia il fatto che certe dinamiche sportive non dovrebbero avere bisogno di un “sponsor” politico per farsi notare.
Il Mondiale per Club si è dunque concluso, ma il dibattito nato attorno a questa manifestazione non accenna a fermarsi, soprattutto se a commentarlo ci si mette chi dal calcio dovrebbe stare alla larga ma che, evidentemente, non riesce proprio a resistere al richiamo di un’icona come Pelè.