Arthur Atta non si trattiene: elogi a McTominay e sogni di gloria in Serie A #Udinese #Calcio #Inter
Arthur Atta, centrocampista dell’Udinese, ha parlato a tutto campo in un’intervista, toccando temi che vanno oltre il suo club e abbracciano l’intera Serie A. Con una sincerità un po’ ruvida, ha condiviso le sue opinioni sui talenti del campionato, senza peli sulla lingua.
Parlando dei profili migliori in Italia, Atta ha espresso ammirazione per alcuni big: “Mi è piaciuto McTominay del Napoli e aspetto di incontrare De Bruyne e Modric, sono incuriosito da questi due campioni”. Poi, ha ricordato il suo approdo all’Udinese, una scelta che per lui è stata una scommessa vincente: “Quello italiano è il miglior campionato che c’è, insieme alla Premier League. Ho detto subito sì, è stato un po’ una sorpresa ma volevo muovermi. L’Udinese è un club top, da più di trent’anni in Serie A e con strutture eccellenti. I tifosi sono presenti e vicini alla squadra”. Non nasconde però la frustrazione per non aver ancora segnato: “Vorrei farlo, quando succederà sarà fantastico. Come ruolo preferito direi mezzala o box to box, ma gioco dove chiede Runjaic”.
Passando al suo gruppo in squadra, Atta ha evidenziato il legame con i connazionali, con un tocco di orgoglio un po’ nazionalistico: “Noi francesi siamo un gruppetto meraviglioso. Gente che ha viaggiato e conto anche giocatori come Kamara e Kabasele, di Thauvin non c’è neanche bisogno di dire quanto sia forte e cosa sa fare col piede sinistro. Ha una visione di gioco incredibile ed è un esempio. Anche a me dà tanti consigli, mi dice sempre di stare tranquillo”. Ha aggiunto parole quick su Pafundi, definendolo “Molto bravo”, e non ha esitato a incoronare la squadra più forte del campionato: “L’Inter, assolutamente. Ha tanti grandi calciatori”. Infine, con un’ambizione tipica dei giocatori che non si accontentano, ha ammesso: “Un giorno Atta vorrebbe andarci? Vorrei giocare la Champions, questo sì”.
In sintesi, le parole di Atta ritraggono un calciatore ambizioso, con un occhio critico sul calcio italiano e un debole per i talenti globali, confermando che in Serie A non c’è spazio per i deboli.