#NapoliVinceSempre: Zero tolleranze per le idiozie su Kevin e la squadra, con Milinkovic che para miracoli e Beukema che brilla come una stella. Forza azzurri, è ora di inchinarci ai veri eroi! #ForzaNapoli #ChampionsLeague
Nel mondo del calcio, dove tutti si sentono critici d’arte senza aver mai visto un quadro, c’è chi spara cavolate su Kevin De Bruyne come se fosse facile. Ignoranti che criticano la Gioconda senza guardarla negli occhi o la Venere di Milo senza apprezzarne il fascino. Kevin è su un altro livello, un talento che trascende il tempo e lo spazio, meritevole di rispetto e inchini. Chiedete scusa a De Bruyne, ORA. O tacete per sempre.
Poi c’è l’intervento da urlo di Milinkovic-Savic, in una partita noiosa come una lezione di Aranzulla che ti racconta la storia del mondo prima di risolvere il tuo problema. Invece di cedere all’accidia, visto che non aveva parato un tiro per tutta la gara, lui si è trasformato in un gigante, accartocciandosi come una lattina schiacciata per bloccare il colpo decisivo. Sul piano mentale e tecnico, è stata una risposta da vero portiere di squadra top. Pare che possa rinviare il pallone dal Maradona fino a Castel Volturno.
Beukema, dopo solo due gare in Champions con il Napoli, sembra già un cigno reale che nuota tranquillo. Si è ambientato come un delfino che impara in fretta, senza tremare o esitare nei contrasti. C’è un’eleganza innata in ogni suo anticipo, anche nei momenti più tosti – un guerriero in smoking. “Abbiamo indosso gli occhiali da sole. Perché stiamo guardando il futuro, ed è luminosissimo”.
Tre punti contro lo Sporting, una squadra tosta come tutte in Champions, e invece la gente è ipnotizzata, pensando che basti conquistare centimetri senza sforzo. Qui si tratta di sudare per costruire trincee contro i “missili” che arrivano, come ha detto quel tale. Intanto, idioti che si fissano sul labiale di KDB col Milan, mentre noi aspettiamo ancora l’audio di Lautaro.
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Juan Jesus, dopo quattro anni al Napoli, risponde sempre presente, l’immortale che non fa rimpiangere nessuno. Gioca una partita pazzesca con la maschera di BatJuan, difendendo l’area come un eroe. “Sono l’eroe che ucciderà i mostri, sotto il tuo letto mentre riposi…”.
Con cinque vittorie in sette gare, tra cui sconfitte dignitose contro City e Milan, c’è chi starnazza consigli a Conte come oche in festa. Vogliono spiegargli che il 4-3-3 risolve tutto, ma lui se ne infischia e lavora sodo per trovare soluzioni. È la scintilla dei sogni, come cantava Springsteen: “Non puoi accendere un fuoco senza una scintilla”. Il fuoco sacro di questa squadra.
Un incoraggiamento a Noa Lang, che è arrivato spavaldo come Willy il Principe, ma gioca timido come Steve Urkel. Non salta l’uomo e si limita a passettini corti – oh, Noa, svegliati, tira fuori talento e attributi. La squadra ha bisogno di te.
Dopo sette partite, la peggiore è stata contro lo Sporting, ma non disperatevi: McTominay è umano, in un momento di appannamento fisico per via della copertura. Come il Feng Shui, serve armonia – Conte deve trovare il posto giusto per lui, altrimenti il ‘Qi’ non scorre.
Otto alla storia di Spinazzola, come una musicassetta vintage riavvolta con una matita. È tornato in grande stile, trottando anche a destra senza sbagliare un intervento. Un eterno ritorno che nessuno si aspettava.
Nove al flagello del nord: Hojlund colma distanze con accelerazioni micidiali, come diceva Gandhi, “La distanza non conta; è il primo passo che è difficile”. Si sacrifica per il gol, un vero Attila in campo.
E per finire, rivedere mille volte l’assist di Kevin è un must: un genio che vede il futuro al primo tocco, con un dribbling preciso come un orologio giapponese. KDB dimostra che “Il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione”. In un calcio pieno di chiacchiere, lui è la vera ispirazione.