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Ziliani: “L’intervista più affascinante dell’anno, un’ora imperdibile”

Paolo Ziliani ha messo in luce l’intervista rilasciata dall’ex estremo difensore polacco della Juventus, Szczesny, definendola "la più bella dell’anno". Il giornalista Paolo Ziliani, attraverso il suo profilo X, ha evidenziato l’intervista rilasciata dall’ex portiere della Juventus: "Szczesny e la più bella intervista dell’anno: i discorsi motivazionali di Bonucci silenziati mettendo le cuffie, il rigore di CR7 al Bernabeu, i flop con Ajax e Siviglia, le "ca**ate" di Allegri per "uscire dalle domande" e quei 3 minuti con Giuntoli… Su YouTube, a colloquio con Luca Toselli, un’ora da non perdere col portiere polacco che, dopo l’allontanamento dalla Juventus a un anno dalla fine del contratto, ha deciso di dare l’addio al calcio. In questa intervista, unica ed eccezionale per certi aspetti, Tech regala racconti e retroscena con grande sincerità, profondità e con la sua infinita simpatia. Da vedere".

L’Autenticità di Szczesny

"Se vi fidate di me, quando avete un’ora libera, guardatevela. Merita. Nel suo essere spontaneamente controcorrente (avete presente il cliché del calciatore che parla per frasi fatte dicendo aria fritta? Lui è l’esatto contrario) Szczesny è a dir poco strepitoso, totalmente sincero, insofferente all’ipocrisia, simpatico oltre ogni limite. Inizia correggendo Luca Toselli che parla del figlio di Tech tifoso della Juventus (“Ma Liam non tifa Juventus, tifava me: lui è per il Real Madrid”) e subito ci porta in un ottovolante di verità e rivelazioni inaspettate da un calciatore (per quanto ormai ex, visto che dopo il benservito datogli da Giuntoli ha deciso di ritirarsi dal calcio a 34 anni)".

"Szczesny racconta, con simpatia e senza cattiveria, di Allegri che dopo un’intervista post partita in cui Tech criticò il gioco troppo rinunciatario della squadra disse: “Non parla bene l’italiano, forse l’avete frainteso”. Szczesny aggiunge: “Lui per uscire da una domanda dice una cazzata ed è fatta: ogni giorno ne ha una per qualcuno”. Poi spiega che quel giorno (quando la Juventus aveva perso col Siviglia nella semifinale di Europa League) non ce l’aveva con Allegri ma con i compagni che avevano giocato male. “Un approccio pessimo a una partita importantissima. La devi vincere a tutti i costi e giochi solo difendendoti. Io gli ho salvato il cu*o più di una volta, doveva finire 5-1 o 6-1, e alla fine ero inca**ato nero”.

Rimpianti e Parentesi europee

Toselli, che mostra le maglie della Juventus in bella vista dietro di sé, chiede a Szczesny qual è il grande rimpianto della sua carriera. Lui risponde senza esitazione: “Fare tutta la mia carriera nell’Arsenal. Ne ero tifoso, sono andato a giocarci a 16 anni. Quando mi hanno messo alla porta per mandarmi via, è stato un momento tremendo”. Toselli cerca di riportarlo nel contesto della Real Casa, chiedendogli se ha mai pensato di vincere una Champions. “Due volte – risponde Tech -. L’anno del Real con la rimonta del 3-0 al Bernabeu e l’anno in cui ci eliminò l’Ajax. Quell’anno eravamo la squadra più forte d’Europa, Ronaldo, Cancelo, Higuain, Dybala, Douglas Costa: non credevo ai miei occhi. Non potevamo non vincere: invece l’Ajax, che era una squadra senza pretese, non ci ha mai fatto vedere la palla. Com’è possibile?, mi chiedevo. Quella sera feci due o tre parate super, ma la verità è che dopo il 2-1 non abbiamo fatto una sola azione di calcio, ci hanno distrutto. Ho sofferto molto a uscire”. E al Bernabeu? “Al Bernabeu ero in panchina e sono entrato dopo l’espulsione di Buffon per un minuto, per provare a parare il rigore di Ronaldo. Col preparatore Filippi facevamo uno studio attento e dettagliato dei rigoristi: sapevamo come Ronaldo li tira di solito, aprendoli, anche se ogni tanto, specie nelle occasioni in cui contavano di meno, cambiava metodo e variava. Ma lì era il 93’, il rigore valeva una finale di Champions e quindi chiedo a Filippi: “Apre?”. E Filippi: “Sì apre”. Entro convinto di pararglielo. Invece Ronaldo spara una bomba sotto la traversa che non avremmo preso anche se in porta fossimo stati in quattro, io, Buffon, Perin e Pinsoglio. Che vuoi che ti dica: quello è un robot”.

"Ultima chicca, dopo la quale mi fermo per non spoilerare altre rivelazioni di grande interesse (su tutte il comportamento di Giuntoli nella vicenda Di Gregorio che ha portato Szczesny a dire basta), l’esilarante racconto che il portiere fa dei giocatori che a tutti i costi vogliono fare i motivatori: alla Juve ad esempio c’era Bonucci con la fissa dei discorsi motivazionali. “Io odio caricare. Io sono un freddo, faccio i ca*i miei e in questo modo affronto la partita. Anche De Ligt era fatto come me. Tutto il contrario di Bonucci che invece ogni volta sentiva il bisogno di dover caricare tutti. A volte quando lo vedevamo alzarsi in piedi io e Matthijs ci guardavamo, poi mettevamo le cuffie per non sentirlo. Insomma: perché ci dev’essere qualcuno che deve caricarmi? Non ne ho bisogno, se uno ti deve caricare crolla tutto. Che poi loro non se ne accorgono, ma il più delle volte sottovoce arriva un vaffancuo”.

In conclusione, le parole di Wojciech Tomasz Szczęsny si rivelano autentiche e sopra le righe. Buona visione e complimenti a Luca Toselli per aver regalato a tutti gli sportivi un’intervista memorabile.

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