Il decreto sport sconvolge il calcio italiano? Mica tanto, è più che altro una mossa furba per i club che vogliono giocare con i conti #CalcioItaliano #DecretoSport
Il governo ha dato una scrollata al calcio italiano con un decreto spinto dal ministro Abodi, allungando la durata massima dei contratti per gli sportivi professionisti da cinque a otto anni. Sembra una rivoluzione epocale, ma fidatevi, è solo fumo: in pratica, cambia poco, e i club potrebbero sfruttare questa novità per fare i furbi con i bilanci.
Sin da subito, tutti hanno pensato ai vantaggi per i club, soprattutto riguardo agli ammortamenti. Pensateci: se una squadra come la Juventus decidesse di sborsare 60 milioni per un giocatore come Osimhen e gli offrisse un contratto di cinque anni, il suo valore a bilancio sarebbe di circa 12 milioni all’anno. Ma con un accordo da otto anni, il “peso” sul bilancio calerebbe a 7,5 milioni, rendendo tutto più "sostenibile". Peccato che, al tempo stesso, il valore residuo del giocatore si ridurrebbe con la lentezza di un bradipo, complicando le plusvalenze. Nell’esempio, se la Juve volesse rivendere Osimhen dopo tre anni, con un contratto da cinque potrebbe farlo a partire da 24 milioni per incassare una plusvalenza, mentre con uno da otto ne servirebbero 37,5 per evitare minusvalenze. Insomma, un bel casino per chi pensa di arricchirsi vendendo.
Ma ecco la fregatura: in teoria è tutto bello, ma nella pratica non cambia una virgola grazie ai vincoli internazionali della UEFA. Ricordate quando la Premier League aveva provato a fare lo stesso per gonfiare i bilanci? Nyon ha messo i paletti, stabilendo che per le licenze UEFA l’ammortamento massimo resta di cinque anni. Così, anche se i club italiani possono firmare contratti di otto anni, dovranno comunque calcolare gli ammortamenti su cinque stagioni. Risultato? La FIGC si è allineata come sempre, e questa novità normativa è praticamente inutile.
Alla fine, chi ci guadagna davvero? Beh, i club potrebbero usarla per incatenare i giovani talenti, mentre per i giocatori è una lotteria: secondo l’articolo 17 del Regolamento FIFA, possono rescindere dopo due o tre stagioni con un indennizzo, a seconda dell’età. Diciamo che conviene più ai presidenti furbi che ai calciatori, ma gli effetti sui bilanci saranno probabilmente una barzelletta. In sintesi, un decreto che fa tanto rumore per nulla.