Ogni storia ha un inizio ed una fine. E non può essere differente per quella di Giovanni Simeone al Napoli.
Queste parole, tratte dalla cronaca recente, suonano come un inevitabile addio, e come tifosi del Napoli, non possiamo fare a meno di annuire con un misto di rassegnazione e realismo. Simeone, il “Cholito” figlio d’arte, è arrivato tra speranze e fuochi d’artificio, ma ora la sua avventura al San Paolo sta sfiorendo, proprio come tante scommesse estive che promettevano tanto e hanno lasciato poco.
Certo, va riconosciuto a Simeone di aver dato un contributo sporadico, segnando qualche gol in momenti critici, ma parliamoci chiaro: per un club ambizioso come il nostro, era come un fuoriclasse promesso che si è rivelato un semplice gregario. Confrontandolo con il passato, ricordate Milik o Mertens? Loro sì che lasciavano il segno; qui, invece, è stata una delusione da comprimario, con Osimhen che rubava la scena e giustamente.
Ironico, no? Il figlio di Diego Simeone, l’allenatore che ha reso l’Atletico Madrid una fortezza, arriva a Napoli e si dissolve tra le riserve. Forse abbiamo peccato di ottimismo, puntando su un nome altisonante invece di rinforzi veri, come fanno certi club rivali che non esitano a fare pulizia. E voi tifosi, ditemi: quanto è frustrante vedere questi prestiti che non cambiano una stagione?
Ma non disperiamo: la fine di Simeone potrebbe aprire spazio a talenti puri, tipo un Raspadori che scalpita o un altro colpo low-cost che ci ricordi i miracoli di De Laurentiis negli anni d’oro. Forza Napoli, sempre, ma con meno illusioni e più concretezza sul campo.