Collovati fa il tifo per il Napoli? Analisi di un campione del mondo su Scudetto e caos nel calcio
Fulvio Collovati, il difensore che ha alzato la Coppa del Mondo nel 1982, ha rilasciato un’intervista a Libero che fa discutere i tifosi del Napoli e non solo.
Come esperto del pallone, il suo ottimismo sul club azzurro è musica per le orecchie di chi vive e respira per il Vesuvio, ma merita un’analisi più profonda, visto che le parole di un campione non vanno prese alla leggera.
Sul fronte Scudetto, “Se in pole c’è il Napoli? Certo, si sta cementando acquisto dopo acquisto”, Collovati non ha dubbi: il Napoli di Conte sta costruendo una squadra da urlo, con De Laurentiis che accontenta ogni richiesta.
E chissenefrega delle altre in fase di “metamorfosi”, come le chiama lui – forse un eufemismo per dire che stanno arrancando.
Il Napoli, con rinforzi come Beukema e Lang, sembra un rullo compressore pronto a dominare, ricordando i tempi di Maradona quando bastava un colpo di mercato per cambiare il destino.
Però, occhio ai sogni di gloria: “Sogno Champions? Calma”, avverte Collovati, e ha ragione – la Champions è un casino imprevedibile, tipo quel PSG che ha sorpreso tutti.
I tifosi partenopei dovrebbero godersi lo Scudetto hunt, ma non illudersi: nel calcio, la fortuna è una zoccola traditrice.
Passando alla telenovela Lookman, Collovati non le manda a dire: “L’Inter sta tenendo una posizione corretta ma l’Atalanta è brava a fare muso duro. Basta con questi ricatti dei procuratori e degli stessi giocatori”.
Ecco, finalmente qualcuno che sputa il rospo su questo circo di agenti e stelle viziate – un tema che fa imbestialire i veri appassionati, stufi di vedere il calcio italiano ridotto a un suk arabo.
E su Inzaghi che scappa all’Al-Hilal, “D’accordo i soldi ma l’avrei fatto a 60-65 anni”, beh, è una stoccata ironica ma sacrosanta: a 49 anni, mollare per i petrodollari? Sembra il riflesso di un sistema malato, dove il Milan e l’Inter perdono identità mentre il Napoli resiste con orgoglio.
Magari, se altre squadre copiassero l’attaccamento del Napoli alla tradizione, non saremmo qui a piangere per fughe indecenti.
Infine, sulla crisi del calcio italiano e della Nazionale, Collovati propone una regola drastica: “Metterei una regola rigida: nelle partite di campionato, ci dovrebbero essere sempre cinque italiani”.
Come non dargli torto, pensando ai tempi di Bearzot, quando c’erano 30-35 italiani pronti a farsi uomini in azzurro?
Oggi, con stranieri ovunque, la Nazionale zoppica, e il Napoli – con i suoi talenti autoctoni – potrebbe essere l’esempio per rilanciare il tutto.
Ma è una proposta da prendere con ironia: obbligare quote? Potrebbe essere un disastro, o forse no – almeno smetteremmo di veder squadre come la Juve riempirsi di mercenari.
Tifosi, discutiamone: il Napoli può guidare la riscossa? Perché nel calcio, come nella vita, l’orgoglio italiano non si compra.