La Dda di Milano ha trasmesso alla Figc, come richiesto da quest’ultima, copia degli atti dell’inchiesta per narcotraffico internazionale a carico, tra gli altri, di Rosario D’Onofrio, il 42enne ex militare ma anche ormai ex procuratore capo dell’Aia, l’associazione italiana arbitri, finito in carcere giovedì scorso nell’indagine coordinata dai pm Rosario Ferracane e Sara Ombra e condotta dal Gico della Gdf di Milano.
Caso D’Onofrio, la Dda di Milano trasmette atti a Figc
La Figc ha convocato proprio per domani mattina una riunione d’urgenza del consiglio federale sulla vicenda. Intanto, D’Onofrio, accusato di essersi occupato della “logistica” di carichi di droga, usando una mimetica militare, anche nel periodo del lockdown nella primavera 2020 e già arrestato in flagranza nel maggio 2020 (divenne procuratore degli arbitri nel marzo 2021), venerdì scorso si è avvalso della facoltà di non rispondere dopo l’ultimo arresto, sulla base di ordinanza cautelare, interrogato dal gip Massimo Baraldo.
Caso D’Onofrio, la ricostruzione dei fatti
La seduta del consiglio federale della Figc, come emerso ieri, servirà a fare “una riflessione politica” e ad “approfondire” la vicenda di D’Onofrio, arrestato il 20 maggio 2020 per un trasporto di 44 kg di marijuana, ma promosso nel 2021 da membro della commissione disciplinare a capo dell”organo inquirente e requirente’ dell’associazione arbitri (nella quale ha svolto incarichi sin dal 2009).
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La condanna definitiva della Cassazione è del 9 settembre 2021: era stata respinta la richiesta della difesa di concedergli “il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche nella massima estensione”. D’Onofrio, detto nelle chat ‘Rambo’ o ‘il militare’, stando alle ultime accuse della Dda, sarebbe stato uno degli organizzatori dell’associazione criminale che trafficava in droga tra Spagna e Italia e avrebbe gestito il trasporto e lo stoccaggio di “innumerevoli carichi di stupefacente”, marijuana e hashish, “per un peso complessivo di centinaia e centinaia di chili”.
Il suo legale, l’avvocato Niccolò Vecchioni, in merito all’incarico di procuratore Aia ha ribadito che si trattava di un ruolo che svolgeva “pro bono”, senza compenso, e aveva solo dei rimborsi spese. La stessa difesa chiedeva per lui autorizzazioni alla Sorveglianza per la partecipazione a riunioni dell’organo dell’Aia.