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Forgione: “La verità su Spalletti e le incaute parole di De Laurentiis a Capuano. Garcia…”

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“Oggi sappiamo che anche sulla carta questo Napoli, perso Kim e pure Lozano (aspettando che cresca Lindstrom), è inferiore a quello che ha vinto lo scudetto.”

Angelo Forgione, giornalista e scrittore, ha analizzato il pareggio tra Bologna e Napoli al Dall’Ara. Questo è il suo post dal titolo “Sciupanapoli”: “Due punti lasciati a Bologna, governando il gioco senza metterla dentro neanche su rigore. Il Napoli continua a costruire e sciupare, e continuo a pensare che le responsabilità maggiori siano soprattutto dei calciatori, opachi e spreconi, più che dell’allenatore, che non va sul dischetto e non raccoglie le palle respinte dai pali. Osimhen, colpevole di mettere fuori il rigore, non può permettersi di protestare per la sostituzione e dettare il modulo. Sono questi gli atteggiamenti che rendono l’allenatore inviso alla piazza, sul presupposto che lui è l’eroe dello scudetto e il mister è l’ultimo arrivato”.

«Questa squadra puoi allenarla anche tu. Con la squadra che abbiamo, puoi vincere», disse De Laurentiis a Giacomo Capuano, inviato Rai, prima di dare il via alla festa scudetto in diretta nazionale lo scorso 4 giugno. Una delle riflessioni che caricavano di presunzione la squadra e di aspettative la piazza. Il patron parlava incautamente per mostrare spavalderia più a Spalletti, in procinto di lasciare, che ai telespettatori e agli addetti ai lavori. Il tecnico di Certaldo stava per mollare una patata bollente con la scusa di aver bisogno di fermarsi. Non è che ne avesse bisogno, visto che dal 2019 al 2021 era stato fermo con il privilegio di essere stipendiato dall’Inter. E infatti proprio fermo non è rimasto.

Lucianone, memore degli insulti dopo l’aprile 2022, dei giudizi sommari sulla sua presunta incapacità e dell’invito settembrino ad andarsene da parte del tifo organizzato e non, lasciava non solo perché il rapporto con De Laurentiis si era incrinato definitivamente dopo le sconfitte ravvicinate contro il Milan in campionato e Champions ma anche perché consapevole che nel calcio i bonus di riconoscenza non esistono. Se esistessero, Ranieri non sarebbe stato esonerato dal Leicester City nella stagione successiva alla storica e inaspettata vittoria della Premier League, con la sua non eccelsa squadra agli ottavi di Champions League. Sapeva, Spalletti, che assai difficilmente avrebbe potuto contare sul rendimento eccezionale mostrato fino a marzo da tutti i giocatori chiave, da Kvaratskhelia a Osimhen, da Anguissa a Lobotka, e sapeva che Kim, con quella clausola abbordabilissima, sarebbe andato altrove con tutta probabilità. Sapeva che il Napoli non era stato più lo stesso, da aprile in poi, e che non sarebbe stato lo stesso Napoli che aveva dominato fino alla flessione di primavera.

Oggi sappiamo che anche sulla carta questo Napoli, perso Kim e pure Lozano (aspettando che cresca Lindstrom), è inferiore a quello che ha vinto lo scudetto. Ma ancora non tutti hanno capito quel che aveva capito Spalletti, e cioè che non sarebbe comunque stato lo stesso Napoli nemmeno con Spalletti in panchina.

Ecco perché è sbagliato chiedere a Garcia di soddisfare gli incauti proclami estivi di De Laurentiis, e accanirsi oltremisura sul mister, che ha avuto il grande coraggio di prendere tra le mani una patata bollente mollata da Spalletti. Certi momenti di qualità dei match fin qui giocati dicono che Rudi non ha smontato nulla, anche se così pare perché la squadra non è continua nell’applicazione dei dettami e nella concentrazione di troppi elementi; piuttosto sta lavorando per far crescere tatticamente e mentalmente un Napoli che qualcuno, erroneamente, crede essere lo stesso dello scorso anno, e che se non va è solo per colpa di un allenatore incapace. Intanto, pur andando a corrente alternata, è la squadra che ha tenuto di più il pallone, quella che ha tirato di più in porta e che ha subito meno conclusioni (solo 8, di cui 5 finiti nel sacco fino al Bologna). Da questi dati e da certi momenti di qualità mostrati fin qui si può trarre la sensazione che il Napoli può crescere se ritrova umiltà e atteggiamento mentale corretto. E allora migliorerà la percentuale realizzativa e peggiorerà quella degli avversari, e si potrà parlare di un Napoli da vertice. È quello l’obiettivo, e perciò i tifosi devono mettere da parte la presunzione di dover dominare a mani basse il campionato come avvenuto fino ai due terzi di una stagione difficilmente ripetibile, per il Napoli come per qualunque squadra”.

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