In questi giorni viene raccontata una storia “fantastica”, ma ipocrita, che ha come protagonisti Spalletti e Giuntoli.
Da un giorno all’altro, dopo solo pochi mesi dal trionfo in campionato, i giocatori del Napoli sono tornati ad essere normali. Nella scorsa stagione, Lobotka veniva paragonato addirittura a Xavi, mentre alcuni osavano fare un paragone esplosivo con Iniesta. Kvaratskhelia, invece, era considerato la reincarnazione di George Best. E non dimentichiamo Anguissa, che veniva considerato un campione all’altezza di Alemao. Infine, Osimhen: il migliore al mondo nel suo ruolo o comunque allo stesso livello di Haaland.
Ora, invece, sono tornati ad essere “giocatori normalissimi” che hanno avuto solo la fortuna di lavorare con Spalletti, un allenatore che trasforma in oro ogni calciatore che tocca. Dopo l’addio al mister di Certaldo, che è diventato una sorta di santo da venerare soprattutto dopo essere approdato sulla panchina dell’Italia, si è diffusa una nuova ed ipocrita storia per gettare facilmente veleno sul Napoli. Secondo questa narrazione, in pratica, la vittoria del campionato è solo merito del “santone” Luciano che ha fatto credere a giocatori nella media di essere eccezionali. E loro si sono convinti di esserlo. Quindi, tutto sommato, Giuntoli non ha scoperto proprio nulla. Il punto, però, è che Cristiano rimane un “fenomeno” nella storie dei vari narratori, mentre l’unico “colpevole” è Garcia che non riesce a farli rendere. Ah, la logica, quando è cristallina…