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Leonardo: ”Scontri con Berlusconi e addio al Milan. Inter, PSG e Arabia: confesso tutto”

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L’ex giocatore e dirigente ha concesso un’intervista lunga ed ha rivelato alcuni dettagli della sua carriera.

In esclusiva a Globoesporte il dirigente brasiliano Leonardo ha raccontato diversi aneddoti sulla sua lunga carriera tra il campo e l’ufficio. Questi sono i suoi discorsi: “Mi piaceva come si sviluppavano le cose al Milan, la transizione da giocatore a dirigente è avvenuta per merito del mio rapporto con Adriano Galliani. Mi ha consigliato di partecipare alle sue riunioni, di occuparmi anche del settore del marketing. Il tutto mentre ancora giocavo, avevo in mente di smettere a 32 anni. Per sei anni, dal 2003 al 2009, sono rimasto al suo fianco: è stata un’esperienza simile a frequentare l’università, ho osservato tutto ciò che accadeva nel club a ogni livello ma stando in disparte. Ho imparato molto da una persona come Adriano che ha una visione completa su tutto. Sa tutto di calcio, è stato il miglior allenatore per me. Dopo sei anni Galliani mi ha proposto di diventare allenatore della prima squadra, ma ho declinato: non mi sentivo a mio agio in quel ruolo. Era un periodo difficile, ma alla fine positivo”.

Riguardo a Berlusconi: “Con lui invece ho avuto problemi .Ho lasciato il Milan a causa di quel dissidio, ma penso che fosse un momento complicato anche per lui. Era anche Presidente del Consiglio, accadevano tante situazioni complesse… Alla fine me ne sono andato perché ero nel club da 13 anni e ci sono cicli che terminano. Stiamo comunque parlando di una persona che ha rivoluzionato il Milan e il calcio e che ha fatto di tutto come imprenditore. Una storia incredibile la sua”.

Passando all’Inter: “Mi sono avvicinato per altre ragioni. Infatti nel 2010 mi sono fermato dopo aver lasciato Milano e non perché avevo un’altra opportunità. È stata una pausa nella mia carriera. Ho avuto un rapporto molto forte, quasi familiare, con Massimo Moratti: nell’Inter c’erano molti brasiliani e gradualmente si sono avvicinati a me. A Natale Moratti mi ha chiamato, avevo rifiutato diverse volte, ma poi ci siamo incontrati a mezzanotte a casa sua e lì ho ceduto. Mi sono lasciato coinvolgere nella causa, come sempre agisco d’impulso, per ragioni emotive o razionali”.

Riguardo al PSG: “Era un club diverso dagli altri. Hanno creato qualcosa che forse nessun altro avrebbe potuto. Sono un caso particolare, sono nati negli anni ’70 nella città del lusso, forse la città più bella del mondo. L’obiettivo era competere in Champions League e diventare una delle prime 5 squadre del mondo. Ma la Champions non è facile da vincere: guardate il City, ci sono riusciti solo dopo 15 anni di tentativi. Prima o poi accadrà anche per loro”.

Riguardo all’Arabia: “Neymar in Arabia Saudita? Non sarà l’unico ad andare lì. Io ho giocato in Giappone a 24 anni, poteva sembrare una scelta discutibile ma per me è stata una meravigliosa esperienza. Non è un campionato che conosciamo bene, ma può mantenere il suo livello di gioco anche lì. Basta volerlo. Si è sentito coinvolto in un movimento enorme. Messi? Lui è stato al vertice per vent’anni, può dire e fare ciò che vuole. Messi è Messi. Messi-Mbappe-Neymar un insuccesso? Non credo che sia una questione di ego. Questi sono giocatori che risolvono più problemi di quanti ne creino, se pensate di dover risolvere i loro problemi, ne fate parte. Bisogna assumersi oneri e onori, fa parte del gioco. Se costruisci un attacco del genere hai fatto il massimo, se non funziona non dipende da un solo motivo. I dirigenti devono mettere i calciatori in condizione di rendere al meglio, alla fine il club che vince il campionato”.

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