“Ciò che ha fatto il pm Santoriello è stato un colpo subdolo. A nessun giudice è consentito innamorarsi di un procedimento. L’imparzialità è fondamentale”, l’analisi di Grassani.
Mattia Grassani, in un articolo sul Corriere dello Sport, analizza il procedimento nei confronti dei dirigenti della Juventus dopo che è stato trasferito a Roma: “Si disputerà una partita notevolmente differente davanti alla Procura della Repubblica e al Gup di Roma. Il colpo finale che ha gravemente danneggiato l’immagine dei magistrati inquirenti è stato, senza dubbio alcuno, l’attacco frontale (benché mediatico e con ritardo rispetto all’accaduto) effettuato dal dottor Ciro Santoriello nei confronti del club torinese. Si tratta di un vero e proprio colpo basso, senza possibilità di correzione, che non è stato in alcun modo attenuato dall’azione retrocessiva compiuta dal pm durante l’udienza preliminare, durante la quale il fascicolo è stato rimesso alla Cassazione per valutarne la competenza. Mantenere il procedimento a Torino avrebbe significato alimentare sospetti, congetture e teorie del complotto che avrebbero solo contribuito a un clima distorcente e deviante, senza apportare alcun beneficio alla Juventus, al procedimento stesso e alla credibilità della giustizia in generale”.
“A nessun giudice, di nessun grado, è permesso innamorarsi del procedimento che gli è stato assegnato, altrimenti si avrebbe una distorsione del ruolo di imparzialità, obiettività e indifferenza che deve essere sempre garantito nei confronti del processo in considerazione. Il dubbio, almeno da parte del GUP del Tribunale di Torino che il 10 maggio scorso ha trasmesso il fascicolo alla Suprema Corte, si è trasformato in certezza. L’impressione che a Torino, se non un innamoramento, ci sia stata una persistenza nell’andare avanti sulla strada tracciata, ostinatamente e perdendo di vista le istituzioni processuali fondamentali per un corretto svolgimento del procedimento, era completamente fondata”.