Un caso imbarazza il mondo arbitrale. Tra i 42 arrestati nell’operazione del 10 novembre della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta della Dda milanese per traffico internazionale di droga, c’è anche il procuratore capo dell’Aia, Rosario D’Onofrio, ex ufficiale dell’Esercito.
Traffico di droga, arrestato il procuratore capo degli arbitri italiani
Nelle stesse ore in cui è stato formalizzato l’arresto, il dirigente, secondo quanto si apprende, ha rassegnato le sue dimissioni all’interno dell’Associazione italiana arbitri. D’Onofrio, entrato nella disciplinare Aia sotto la presidenza Nicchi e poi nominato sotto quella di Trentalange, era stato arrestato una prima volta per un carico di 40 chili di marijuana nel maggio 2020. Suo era il compito di “organizzare la parte logistica delle importazioni di stupefacente” e di “reperire luoghi ove poter effettuare lo scarico ‘in sicurezza’ dei bancali” nei quali si trovava la droga.
Gli scatoloni di hashish e marijuana, poi, venivano caricati sulle auto dei diversi ‘cavallini’ e smerciati a Milano e nelle altre piazze di spaccio. L’Aia si considera parte lesa, “prende atto con sorpresa e sgomento della notizia” e sottolinea di essere “vittima ed indotta in errore con una gravissima e dolosa omissione di comunicazioni previste dal Regolamento associativo”. L’Associazione fa presente che per assumere la qualifica di arbitro l’interessato “deve dichiarare l’assenza di procedimenti penali nonché di condanne superiori a un anno per reati dolosi in giudicato” e che gli iscritti devono rispettare le norme del Codice etico e astenersi dall’assumere atteggiamenti lesivi dell’immagine dell’Aia.
Arresto D’Onofrio, l’Aia: “Siamo stati traditi”
“Inoltre l’articolo 42 impone l’immediata comunicazione al Presidente di Sezione di avvisi di garanzia, pendenze di procedimenti penali e misure restrittive della libertà personale”. E, sottolinea l’Aia, “niente di tutto è mai accaduto”. Per l’Associazione si tratta dunque di “un vero e proprio tradimento che ha creato un serio danno d’immagine a tutta l’Aia che non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un’opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati”.
Secondo le indagini condotte dalla Dda dal 2019 al 2021, i 42 arrestati avrebbero introdotto in Lombardia oltre sei tonnellate di marijuana e hashish. Sempre operativo anche durante il lockdown, D’Onofrio, 42anni, “con la divisa militare circolava per la Lombardia per effettuare consegne di sostanza stupefacente o per recarsi a Milano a versare il denaro provento dello spaccio a cittadini cinesi affinché trasferissero illegalmente tali somme in Spagna” grazie alla ‘hawala’, un metodo di compensazione informale delle partite di denaro che consentiva di spostare il denaro non passando per i circuiti bancari ed evitando ogni controllo.
Arresto D’Onofrio, Gravina: “Sono sconcertato”
Durante l’operazione è stata sequestrata quasi mezza tonnellata di droga, più ricariche per sigarette elettroniche a base di cannabinoidi. Sgomento anche in Federazione. “Sono sconcertato, ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del Procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del Comitato Nazionale su proposta del presidente dell’Aia”, ha dichiarato in una nota il presidente della Figc, Gabriele Gravina, prima che l’Aia si pronunciasse con una nota. “Una cosa è certa, la Figc assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale”, ha aggiunto il numero uno del calcio italiano alle prese con un scandalo di cui avrebbe fatto volentieri a meno.