Andrea D’Amico spara a zero su Nazionale italiana e il caos Osimhen: pochi italiani in campo? Colpa del sistema marcio! #CalcioItaliano #NazionaleItaliana #OsimhenDrama
Nel corso della trasmissione Stile TV, durante “Salite sulla giostra”, l’agente sportivo Andrea D’Amico ha offerto una visione cruda e diretta sul nuovo ruolo di Gattuso come CT della Nazionale italiana. Senza peli sulla lingua, D’Amico ha evidenziato le sfide che attendono l’ex tecnico, soprattutto in un contesto di risultati deludenti. “Ho sentito Gattuso, era molto emozionato e gratificato da questo ruolo, è un punto di arrivo per tutti quelli che fanno gli allenatori. Allenare la Nazionale del proprio paese è sempre un punto di arrivo per quello che hai fatto prima e che farai dopo. E’ consapevole della situazione difficile anche perchè l’ultima partita della fase finale dei Mondiali l’abbiamo fatta 12 anni fa per cui c’è una generazione di ragazzi che non ha mai visto l’Italia nella fase finale dei Mondiali. Il ct è prima di tutto un selezionatore perchè deve scegliere i giocatori ed ha poco tempo per allenarli. Non è facile inserirsi in questo momento, Gattuso può creare un senso di appartenenza, di stima e di motivazione anche perchè i calciatori arrivano da stagioni faticose.”
D’Amico non si è fermato qui, puntando il dito contro il vero tallone d’Achille del calcio italiano: la scarsa presenza di giocatori locali in Serie A, che secondo lui sta affossando le prestazioni della Nazionale. Con un tocco di ironia amara, ha criticato il sistema che preferisce gli stranieri, definendolo un suicidio per il futuro del pallone tricolore. Areniello avverte Conte: Norton-Cuffy ideale per Napoli, ma occhio alla freccia spagnola letale
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Infine, D’Amico ha toccato il tema del nigeriano Osimhen, lasciando intendere possibili mosse future legate al suo contratto, con un velo di scetticismo. “Osimhen? La suggestione può essere che avendo già un contratto importante voglia aspettare i 6 mesi e quindi la fine del contratto per poi muoversi dove vuole. Ma, ripeto è solo un suggestione. Non so chi gestisce il ragazzo, pare abbia rotto con chi gli curava prima gli interessi”. In sintesi, l’intervento di D’Amico dipinge un quadro spietato del calcio italiano, dove talento locale e scelte azzardate continuano a intrecciarsi in un gioco ad alto rischio.