Giampiero Ventura critica il declino della Nazionale e racconta il suo passato #CalcioItaliano #Nazionale
Giampiero Ventura, allenatore intervenuto a Stile TV durante la trasmissione “Salite sulla giostra”, ha condiviso ricordi e opinioni schiette sul calcio italiano. Con un tono diretto e senza peli sulla lingua, ha rievocato il Mondiale del 1982, sottolineando come il tifo di un tempo unisse davvero tutti, a differenza di oggi dove l’entusiasmo sembra solo un’eco lontana.
“Il ricordo del Mondiale dell’82 è fantastico, in primis perchè ero più giovane! E poi perchè l’ho vissuto insieme agli amici del tempo e a quei tempi la Nazionale univa a 360 gradi. Il tifo era dentro di noi, non avevamo bisogno di urlare. Giocavo a calcio in quel periodo, poi mi infortunai ed ho iniziato la carriera di allenatore. Gattuso ha liberato un pò la testa dei giocatori, c’era bisogno di ricostruire l’entusiasmo e finora ci è riuscito. Poi, prima il nostro auspicio era quello di vincere il Mondiale, oggi invece speriamo di qualificarci. Quando non ci qualificammo, la Federazione era debole, oggi invece è molto forte politicamente. Ho vissuto di calcio, amo la Nazionale oltre ogni ragionevole dubbio, i fatti però sono che nel 2006 abbiamo vinto i mondiali, nel 2010 siamo usciti al primo turno, nel 2014 siamo usciti al primo turno, nel 2018 non ci siamo qualificati, nel 2022 non ci siamo qualificati, nel 2024 abbiamo fatto l’Europeo peggiore di sempre e parliamo ancora di cambiare allenatori. Genoa, Sabelli non ci sta: “Ripartiamo da Napoli, meritiamo più punti… e un po’ meno fortuna avversaria!”
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Ventura non si è fermato qui, passando a un episodio personale che dimostra la sua passione genuina, anche quando significa fare scelte controcorrente. Ha parlato di una decisione audace che pochi allenatori osano prendere, mettendo in luce le sue motivazioni personali e il legame con una squadra in difficoltà.
“Ho fatto qualcosa che nessun allenatore di serie A avrebbe fatto: ho rinunciato alla serie A per allenare il Napoli in C dove non c’erano maglie né palloni. Non l’ho fatto per motivi economici e neanche professionali, ma perchè sentivo affetto e Napoli non poteva stare in quelle condizioni. Mi sono buttato, ho vissuto le macerie e sono davvero felice che il Napoli ora sia in Champions. Andai via perchè Calaiò sbagliò un rigore! Oggi volta che lo incontro mi dice che si sente colpevole per aver sbagliato il rigore! Scherzi a parte, fa parte del lavoro che ho scelto di fare. Spero e credo che questo sia l’inizio di un percorso duraturo ad alti livelli”.
In conclusione, le parole di Ventura evidenziano un problema sistemico nel calcio italiano, con un velo di ironia che non risparmia critiche alla Federazione e al modo in cui si gestiscono le ambizioni nazionali. Il suo sguardo al futuro, nonostante le delusioni passate, suggerisce che il vero cambiamento inizia dai gesti coraggiosi e dalle scelte personali.